5.0
- Band: ÆVANGELIST
- Durata: 01:18:49
- Disponibile dal: 20/09/2024
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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Ævangelist, atto mille o giù di lì. Dalla scissione modello telenovela tra le due anime del progetto, Ascaris e Matron Thorn, sono ormai trascorsi sei anni.
Se di Ascaris si sono perse le tracce, Matron Thorn ha deciso di andare avanti imperterrito senza cambiare nome alla sua creatura e dando logica prosecuzione artistica a quanto prodotto in precedenza. Con risultati quantomeno altalenanti, sospesi tra follia senza capo né coda e sperimentazioni stravaganti ma pur sempre coerenti con il passato percorso artistico e, per fortuna, apprezzabili dall’inizio alla fine.
Rimessa in moto la nave con il buon “Dream An Evil Dream III”, dopo che avevamo perso le speranze con il confuso collage sonoro di “Nightmarecatcher”, gli Ævangelist nel 2023 hanno addirittura pubblicato un altro album, “Xαρίσματα”, uscito in maniera indipendente, che poi altro non era se non la ri-registrazione di “Matricide In The Temple Of Omega”, ultimo full-length prima della famigerata separazione tra i membri fondatori.
Una pubblicazione non chissà quanto significativa, che andava soprattutto a rimarcare il carattere autoincensatorio di questa versione degli Ævangelist, tesi in fondo soprattutto a ricopiare se stessi, ponendo qualche tacca di differenziazione e ulteriore delirio rispetto a colleghi altrettanto contorti come Portal, Abyssal, Deathspell Omega, Mitochondrion. Se per tutti costoro la sensatezza del percorso musicale, la concretezza, l’aderenza ad alcuni dogmi del metal estremo più ‘tradizionale’ non va mai del tutto persa, la tentazione alla sperimentazione totalmente fuori controllo è invece un tratto significativo degli Ævangelist, negli ultimi anni perennemente in bilico tra inutili ingarbugliamenti e interessanti stramberie.
Come si era capito dai dischi degli anni precedenti, di tornare a una forma vagamente più death metal della questione Matron Thorn proprio non ne vuole sapere, mentre gli va benissimo spingere sulla destrutturazione, le inflessioni industrial e un’idea di metal estremo ancora più fredda e alienante di quanto non usasse suonare qualche anno addietro.
In “Perdition Ekstasis Meta”, purtroppo, il duo – l’ex Anorexia Nervosa Stéphane Gerbaud è saldamente dietro il microfono – sembra perdere un’altra volta la bussola, finendo per attorcigliarsi in un disgraziato baccanale di sonorità industrial, dissonanze, ritmi sghembi fini a se stessi, a ripercorrere una specie di mantra distopico che solo sporadicamente dona qualche emozione.
Potremmo parlare di una deriva ‘alla Gnaw Their Tongues’, per via di una plateale pulsione all’industrial metal più cupo, nevrotico e pessimista. Ma se per l’artista olandese vi è una capacità di sintesi e di rendersi veramente acuminato anche sul materiale meno ingegnoso, per Ævangelist vi è la tendenza a tirarla inutilmente per le lunghe, a picchiare a oltranza sui medesimi tasti, creando più confusione che timore.
I registri death-black metal contorti e allucinati ci sono ancora, vanno a disperdersi, a inquinarsi, in un mare di rumore e arrangiamenti che vorrebbero essere estrosi e invece suonano solo sinistramente grigi, privi di mordente e slancio. L’incedere è subito farraginoso, uno zoppicare tra suoni soffocanti e forzatamente stranianti; il senso di angoscia e malattia è tangibile, vero, solo che presto è la noia a prendere il sopravvento.
Negli stacchi più feroci e in quelli dove l’ambient ha un ruolo prioritario, qualche scampolo di classe può ancora emergere, mentre il grosso del disco si rivela un assalto cacofonico, tedioso, pedante nel voler ricercare la difficoltà di ascolto a tutti i costi. “Perdition Ekstasis Meta” è una mattonata di ardua digeribilità, anche ad essere avvezzi e solitamente ben predisposti a suoni così poco convenzionali. Non siamo sui livelli – tragici – di “Nightmarcatcher”, ma non siamo nemmeno troppo più in alto. A peggiorare la situazione, e non poteva essere altrimenti, una durata estenuante, che rende anche il solo arrivare in fondo alla tracklist un’impresa titanica. Per questa volta, i nostri cari Ævangelist sono sonoramente bocciati.