6.5
- Band: AFASIA
- Durata: 01:01:33
- Disponibile dal: 15/09/2016
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Un lavoro sicuramente profondo “Nelle Vesti Del Mio Ego”, opera prima dei laziali Afasia, sotto un po’ tutti i punti di vista. Album riteniamo non certo facile da partorire (la band si forma nel 2011, ma solo a distanza di cinque anni arriva questo elaborato debutto), “Nelle Vesti Del Mio Ego” si presenta a noi con la forma del classico concept album di stampo introspettivo, supportato da una musica eclettica folle e variegata e incentrato su temi sicuramente evocativi ma anche molto delicati. Ambientata in un sanatorio mentale degli Anni ’30, la trama esposta da questi sei lunghi movimenti dipinge le vicende di un uomo e una donna, volutamente lasciati senza nome, che lottano tra contrastanti sentimenti e alienanti stati mentali. Grazie a una sottostante e piacevole vena di romanticismo, a un ben dosato gusto per tematiche più forti, e grazie soprattutto alla meticolosa applicazione dei crismi del genere progressive-rock tricolore, i cinque musicisti romani riescono nello scivoloso obiettivo di impacchettare un’opera che segue più le orme di band PFM e Banco del Mutuo Soccorso piuttosto che quelle di Dream Theater e compagnia bella, ma si mantiene lo stesso nei suoi quasi 70 minuti interessante anche per coloro che bazzicano territori esclusivamente metal. La varietà stilistica, gonfiata e spinta forse quasi fino all’eccesso, rimane il marchio di fabbrica di questo gruppo dalla personalità già delineata: passaggi distorti degni di Pain Of Salvation o nuovi Opeth (quelli prog rock) si alternano a delicati passaggi acustici, a melodiche strofe cantate in lingua madre e a improvvise esplosioni di violenze che se a un primo ascolto spiazzano forse un po’, col proseguire delle fruizioni dipingono un quadro più sensato, che nasconde anche lì una forte ricerca della soluzione sì inaspettata ma che non stoni appunto con il resto dell’impianto. Suite ‘gigantesche’ come l’opener “Nelle Vesti Del Mio Ego Pt.1”, “Grida Dall’Ade” o “La Valle Delle Ruote Meccaniche” (qui si sfiorano i 20 minuti di durata) raccolgono tutti i numerosissimi input del gruppo, creando ‘mini-album’ contenuti in quello più grande i quali, se anche non sempre riescono a rimanere costantemente interessanti per tutta la loro durata, non mancano però di fornirci più di uno spunto di riflessione o ascolto. Per ciascuno di questi pezzi infatti abbiamo sempre trovato almeno un paio di passaggi cui prestare particolare attenzione, invogliati dalle soluzioni dei Nostri a scovare il particolare sonoro che magari ci mancava. Ovviamente un discorso di questo tipo rende l’ascolto continuativo dell’album un po’ difficile: il rapporto del tutto ostico del disco con l’immediatezza d’ascolto è risultato infatti a nostro avviso l’unico vero punto carente dell’intero lavoro. Sulle canzoni più corte il disco scorre invece più liscio, e rimane maggiormente memorizzabile, come testimoniano la dolce “La Grazia Di Andromeda” e la bella “Perseo”, quattro minuti quest’ultima veramente ascrivibili ai ranghi del metal, arricchita com’è da un guitarwork tanto raffinato quanto esaltante. Concludendo, possiamo ben dire che “nelle Vesti Del Mio Ego” sia un buon prodotto, fedele specchio della visione musicale dei suoi compositori; d’altro canto, l’assoluta peculiarità della proposta (liriche in italiano, progressive rock diverso da quello canonico che siamo abituati ad ascoltare) e una oggettiva difficoltà ad affrontare l’ascolto di suite come “La Valle Delle Ruote Meccaniche” in condizioni che non siano di cuffia in testa e di totale concentrazione fanno si che il disco rimarrà per molti relegato nel ruolo di prodotto piacevole ma da ascoltare solo in alcuni, sporadici, momenti.