8.0
- Band: AFSKY
- Durata: 00:44:57
- Disponibile dal: 17/10/2025
- Etichetta:
- Eisenwald Tonschmiede
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Chi ha visto Afsky dal vivo sa bene quanto il progetto guidato da Ole Pedersen Luk riesca a sorprendere: dietro a una musica intrisa di malinconia e disincanto, il progetto danese si esprime infatti con una presenza scenica vigorosa e coinvolgente, capace di ribaltare ogni aspettativa. È forse anche grazie a questa costanza sui palchi europei che il nuovo “Fællesskab” suona oggi più consapevole e diretto, senza però snaturare quella vena introspettiva che da sempre rappresenta la principale cifra distintiva di questa sempre più riconosciuta realtà black metal.
La struttura del disco segue la linea già tracciata in passato: brani di durata importante, tra i sei e gli undici minuti, costruiti su stratificazioni chitarristiche e su una tensione costante tra irruenza e contemplazione. La differenza rispetto agli apprezzati lavori precedenti, tuttavia, sta nella scorrevolezza: qui ogni pezzo sembra muoversi con ulteriore naturalezza, quasi privo di asperità, senza però indulgere a scorciatoie o a concessioni di carattere “orecchiabile”. È un’immediatezza che non snatura la scrittura, bensì la incornicia con maggiore chiarezza, come se Luk avesse interiorizzato l’esperienza dal vivo per dare alle composizioni una dinamica più diretta, capace di emergere con forza anche al primo ascolto.
Il cuore del lavoro resta la malinconia, quell’aria elegiaca che permea riff e melodie, sospesa tra impeto e disincanto. Le chitarre aprono scenari vasti, in cui le ritmiche serrate non soffocano mai la componente atmosferica, mentre la voce, aspra e disperata, agisce da contrappunto umano a paesaggi sonori che sembrano farsi materia naturale: vento, pioggia, nebbia. Proprio questa dialettica tra verve e lirismo, già ben evidente su “Om hundrede år” e sui lavoro precedenti, trova qui una forma più rotonda, meno angolare. Ne derivano episodi in cui la ripetizione diventa ipnosi consapevole, e i momenti di quiete non interrompono, ma amplificano la tensione del racconto sonoro.
Se in passato l’approccio di Afsky poteva ricordare i primi Ulver o le strutture circolari dei Drudkh, con “Fællesskab” le coordinate si consolidano e il progetto sembra aver raggiunto un’identità più spiccata, non più interpretabile come semplice filiazione di modelli illustri. Il lavoro sul dettaglio è rigoroso: ogni passaggio è cesellato con cura, ogni crescendo si innesta con naturalezza nella trama complessiva. Non si percepisce mai la volontà di stupire o di deviare bruscamente dal solco, bensì un impegno costante a raffinare il linguaggio, a renderlo coerente e al tempo stesso vitale.
Con episodi magnifici come “Velkommen til livet” o “Svanesang”, “Fællesskab” si rivela insomma una delle prove più complete della carriera di Ole Pedersen Luk: un album che unisce solidità e ispirazione, in grado di trasmettere una nostalgia penetrante senza mai cadere nella ripetizione fine a se stessa. È la conferma che Afsky non è più un progetto emergente, ma una voce pienamente affermata nel black metal europeo, capace di parlare con profondità a chiunque cerchi in questa musica non solo riflessione e pathos, ma anche sana energia.
