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- Band: AFTER FOREVER
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
Negli ultimi sgoccioli di questo fantastico (musicalmente parlando) 2001, arriva l’ultima perla a coronare un’annata nel segno dell’avanguardia e delle produzioni raffinate e volte alla sperimentazione. Con questo secondo album degli olandesi After Forever, ci troviamo infatti di fronte alla migliore uscita di quest’anno nel filone death/doom/operistic metal, nella veste più classica ed abbozzata da nomi illustri come Therion, The Gathering, Theatre Of Tragedy e Tristania, che arriva appunto a sopire i rumori suscitati dalle ultime evoluzioni delle band in questione; ‘Decipher’, decisamente rispettoso della tradizione del sound promosso dai padri del genere, è infatti un’elegantissima prova di come sia possibile ritagliarsi una dimensione personale senza per questo dover sconfinare in territori dannatamente easy-listening od electrowave (come fatto appunto da The Gathering e Theatre Of Tragedy), e decolorando invece il proprio sound di quei chiaroscuri gotico-romantici che negli ultimi anni sono diventati un trend a dir poco ossessionante. A fare proprio la parte del leone negli After Forever è infatti un gusto deliziosamente progressive-rock, che da questo punto di vista li assimila agli svedesi The Provenance (che hanno rilasciato un altro dei migliori album dell’anno) e che riesce a dare quel tocco di profondità e serietà in un organico che altrimenti potrebbe erroneamente essere assimilato alle tante frattaglie che provano a dedicarsi in questo genere con vistosi insuccessi; va fatto notare infatti come il sound degli After Forever si snodi su un sostanziale symphonic/operistic metal che affonda le radici nell’epocale “Into The Pandemonium” dei Celtic Frost ed in “Gothic” dei Paradise Lost, e che quindi riesce ad evolversi su binari che privilegiano una ricerca intellettiva sia negli arrangiamenti che nel discorso lirico, senza per questo mai perdersi nell’esasperato kitch dei Therion o nelle morbose atmosfere dei Theater Of Tragedy: il tutto, con un gusto e delle capacità compositive che hanno davvero dell’incredibile. Ascoltando infatti brani come “Pledge Of Allegiance”, “Zenith”,
“Imperfect Tenses”, “Emphasis”, non si può sul serio fare a meno di meravigliarsi per le capacità del giovanissimo ensamble (pensate che l’età media dei nostri è attorno ai ventuno anni…), tra l’altro già adocchiato da un certo Arjen Lucassen, che ha collaborato con i nostri in alcuni brani dell’ultima fatica di Ayreon. Un discone!