7.0
- Band: AFTER THE BURIAL
- Durata: 00:44:04
- Disponibile dal: 19/02/2016
- Etichetta:
- Sumerian Records
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Dopo aver metabolizzato almeno in parte la tragica scomparsa del chitarrista e membro fondatore Justin Lowe, per gli After The Burial arriva il momento di mettersi nuovamente alla prova. Il gruppo ha scelto di andare avanti, evidentemente con l’intento di utilizzare la propria musica per esorcizzare il dolore per una perdita sulla quale ancora oggi aleggiano tanti interrogativi. I nove pezzi che compongono “Dig Deep” si fanno subito notare con la loro consueta formula djent: si parte da costruzioni cerebrali che si evolvono attraverso i soliti passaggi rocamboleschi e crescendo sincopati. La frenesia alla base delle trame è quella tipica della band, così come il modo in cui vengono sviluppate le cavalcate, le quali puntualmente si scompongono e si amalgamano in sentori stranianti. Rispetto alle ultime opere si nota tuttavia una maggiore aggressività e un senso di oppressione più costante. Considerato il periodo difficile dal quale il gruppo è fresco reduce, non stupisce affatto che la musica abbia preso una piega più cupa: “Laurentian Ghosts”, con il suo incipit arioso e malinconico, si rivela una sorta di mosca bianca all’interno di una tracklist che punta completamente su violente progressioni che si intersecano e collidono con i classici breakdown djent/metal-core. Non vi sono clean vocals e i ricami a base di elettronica e tastiere sperimentati ultimamente sono qui stati ridotti al minimo. Una produzione graffiante ma molto curata – sicuramente la migliore della carriera della band – riesce tuttavia a donare lucidità e ulteriore spinta alle composizioni, le quali, nonostante una certa inevitabile ripetitività, non faticano ad intrattenere. Senza dubbio, a livello stilistico “Dig Deep” non è un lavoro che apre agli After The Burial nuovi orizzonti; il quartetto statunitense ha preferito andare sul sicuro per questo appuntamento molto delicato, ma va anche riconosciuto come tiro ed ispirazione non abbiano tutto sommato risentito del recente scossone. Siamo insomma alle prese con un tipico album After The Burial, con tutti i pro e i contro del caso. Onestamente, a seguito di una tale disgrazia, le aspettative attorno a questa prova non erano particolarmente elevate, ma si può affermare che il gruppo, facendo tesoro di tutta l’esperienza acquisita sin qui, si sia presentato in condizioni più che decorose. Tutti i fan si sentiranno a casa davanti a brani come “Mire” o “Heavy Lies the Ground”.