6.0
- Band: AGATHODAIMON
- Durata: 00:43:24
- Disponibile dal: 21/06/2004
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Quarto album per i tedeschi d’assalto Agathodaimon, formazione di un certo spessore e dalla nomea altisonante, ma fin’ora rimasta confinata nel folto plotone delle band di secondo piano proponenti metallo estremo. “Blacken The Angel”, “Higher Art Of Rebellion” e “Chapter III” sono i lavori precedenti questo nuovissimo “Serpent’s Embrace”, platter atto a portare definitivamente in alto il nome del gruppo germanico. E, a questo proposito, diciamolo pure, il tentativo si può dire fallito, pur non trattandosi di clamorosa disfatta. Risolto una volta per tutte l’annoso problema della forzata assenza del singer Vlad, costretto a non poter espatriare legalmente dalla natìa Romania, a causa delle leggi vigenti in quel Paese, risolto – dicevamo – tramite la rinuncia dello stesso vocalist a far parte della band, il combo si riaffaccia sulla scena con una line-up rinnovata – al basso e alle tastiere sono arrivati, rispettivamente, tali Darin “Eddie” Smith e Felix U. Walzer – e con il solo Akaias alla voce. Ma com’è, dunque, “L’Abbraccio Del Serpente”? Be’, sicuramente è un disco suonato, prodotto e confezionato più che bene, avente al suo interno canzoni varie, accattivanti e anche piacevoli da ascoltare, e tutto sembra essere al posto giusto. Già…peccato però che questa perfezione non riesca a camuffare del tutto i limiti creativi e di ispirazione che infestano gli Agathodaimon. Sathonys e soci sembrano sempre non spremersi più di tanto per tirar fuori dal cappello magico qualche idea originale e non già sentita: svolazzante tra death melodico, black sinfonico, thrash e dark-gothic, il quintetto non dà precise indicazioni, se non quella di voler abbracciare più sonorità, senza mai stringerne forte una o provare qualche briciolo di sentimento. In merito, la ballata-stereotipo “Solitude” la dice molto lunga; i restanti brani, ripetiamo, non si fanno dispiacere e, dove la band sguazza liberamente nel melodic-death, ovvero in “Light Reborn” e “The Darkness Inside” (nella quale il plagio agli ultimi Hypocrisy non è solo sfiorato), raggiungono picchi abbastanza elevati…facendolo però non in cordata, bensì con comode funivie costruite da altri (e passatemi la ridicola allegoria)! Tirando le somme, “Serpent’s Embrace” è un disco sufficientemente bello, ma che non sa elevarsi in nessun modo dalla media delle produzioni d’oggigiorno nell’extreme metal, neanche dopo il decimo ascolto. Vedete voi se ciò basta a farvi ritenere interessati…