AGE OF APOCALYPSE – In Oblivion

Pubblicato il 13/05/2025 da
voto
7.5
  • Band: AGE OF APOCALYPSE
  • Durata: 00:33:00
  • Disponibile dal: 23/05/2025
  • Etichetta:
  • Closed Casket Activities

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Senza clamore né stravolgimenti, ma con una coerenza che sa di sfida in tempi di continua e talvolta forzata reinvenzione, gli Age Of Apocalypse tornano con “In Oblivion”, secondo full-length che riafferma la loro identità con passo sicuro. Il gruppo metalcore statunitense continua a coltivare quella formula già ben delineata sull’eccellente debut album “Grim Wisdom” e sulle prime fortunate uscite: un ibrido abrasivo e al tempo stesso melodico, che guarda dritto agli anni Novanta per forgiare un sound fuori dagli schemi al momento dominanti in questo campo.
Il riferimento principale rimane inequivocabile: i Life Of Agony di “River Runs Red”. L’influenza del caposaldo del 1993 aleggia per tutta la durata del disco, soprattutto nel modo in cui la band riesce a combinare riff pesanti e cadenzati con un cantato pulito, caldo e spesso decisamente espressivo. Dylan Kaplowitz si conferma un cantante notevole, capace di interpretare le composizioni con uno stile melodico che si distanzia parecchio dalla più classica impostazione urlata tipica del metalcore o dell’hardcore metallizzato. Proprio questa peculiarità vocale rappresenta uno degli elementi più distintivi del sound degli Age Of Apocalypse, e rende il gruppo una sorta di mosca bianca all’interno della scena in cui ha mosso i primi passi.
Non mancano, chiaramente, le concessioni a una certa aggressività: alcune backing vocals più ruvide, certi riff e breakdown potrebbero tranquillamente provenire dal repertorio degli Hatebreed. Ma è proprio il contrasto tra l’impatto fisico della strumentazione e il pathos quasi malinconico del cantato a generare la tensione emotiva che percorre l’intero “In Oblivion”. In questo, gli Age Of Apocalypse si accostano a realtà come i Twitching Tongues o, andando più indietro nel tempo, ai Length Of Time o a certi Crowbar, condividendo con loro la volontà di ibridare la rudezza hardcore con un’interpretazione vocale più sentita e sofferta.
Rispetto a “Grim Wisdom” si tratta insomma di una sorta di passo a lato, una conferma di quanto proposto sin qui, senza veri scarti evolutivi. “In Oblivion” non stravolge la formula, né tenta di rifinirla in modo troppo marcato: si avverte invece una volontà di consolidare quanto già costruito, rafforzando le fondamenta di un’identità musicale ormai ben definita. I brani scorrono con fluidità, ben ordinati in una tracklist che non presenta punti deboli evidenti né cali di tensione. La scrittura è solida, i riff convincono e l’alternanza tra parti più atmosferiche e momenti più muscolari funziona ancora una volta (vedi anche una semi-ballad come “Over Mine”).
Una prova dunque che conferma la credibilità della band, che per adesso si guarda bene dal cacciarsi in evoluzioni azzardate. Gli Age Of Apocalypse restano fedeli alla loro visione e la portano avanti senza compromessi, evitando di snaturarsi e al contempo di concedersi alle scorciatoie di certo metalcore di maniera. Il risultato è un album sincero, che ribadisce il valore di una formazione capace di suonare pesante senza rinunciare all’anima. E in un’epoca in cui le contaminazioni sembrano spesso forzate o superficiali, non è cosa da poco.

TRACKLIST

  1. Mortal Coil
  2. Maximum Suffering
  3. Gilded Hatred
  4. In Oblivion
  5. Equalizer
  6. Apocalypse Intro
  7. Impulse
  8. Snake Oil God
  9. Symbol of Mourning
  10. Over Mine
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