7.5
- Band: AGONY FACE
- Durata: 00:40:35
- Disponibile dal: 08/11/2018
- Etichetta:
- Sliptrick Records
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E’ dal 2007 che gli Agony Face dispensano generosamente la loro proposta techno-death metal sporca di progressive, di jazz-fusion gravido di distorsioni in eccesso ed estremismi vari; un’arte sovversiva appena rispettosa della forma canzone tradizionale, con la quale la band dimostra sempre di non avere alcuna intenzione di scendere a compromessi. Un sound chiaramente radicato nel death metal, ma sovente estraneo ai filoni più in voga del momento, alle logiche ed alle dinamiche del music business più deleterio.
Caratteristica delle composizioni dei ragazzi lombardi sono l’alternanza di elementi spiccatamente armoniosi, a tratti persino solari, e stravaganze oscure e inquiete; in questo senso, la dicitura “surrealistic death metal” coniata dalla band è spesso calzante, perfetta nell’illustrare l’abilità nel costruire armonie e spunti accattivanti all’interno di progressioni che mantengono sempre qualche elemento destabilizzante – un rumore, un ritmo particolarmente percussivo, un suono ripetuto – e che rende le trame oblique nella migliore tradizione techno-death e prog.
Rispetto al repertorio precedente, “CXVI Evolving Discharges” risulta più espansivo, più ricco negli arrangiamenti, ma anche più orecchiabile, nonostante certi episodi superino i sette minuti di durata. Le nervose soluzioni ritmiche possono richiamare gli Atheist, ma l’atmosfera sfavillante, talvolta guidata e impreziosita dalle tastiere, porta alla mente i migliori Sadist degli anni Novanta. Quella che ascoltiamo è un sound libero, immaginifico, evocatore di mondi ameni e lontani, alfiere di sonorità euforiche che sembrano a volte uscire dalla fertile mente naif di un eterno sognatore impegnato in un viaggio in qualche contorto universo. Trame dall’indole provocatoria, ma che, grazie in primis al suddetto buon gusto nelle melodie e a tanti riff ben assestati, non scadono nell’irrisolto, nel “tanto fumo e niente arrosto”.
“CXVI Evolving Discharges” è quel che definiremmo un disco ricco di piacevoli sorprese, come un cappello magico da cui tirar fuori imprevedibili note lisergiche. Senza dubbio, la prova più ispirata degli Agony Face, la cui conturbante tracklist può tranquillamente essere ascoltata tutta d’un fiato, vista la perfetta durata complessiva di quaranta minuti.