7.0
- Band: AGRYPNIE
- Durata: 01:08:02
- Disponibile dal: 30/07/2021
- Etichetta:
- AOP Records
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C’è un po’ di tutto in questo nuovo album dei tedeschi Agrypnie. La sensazione è quella che il mastermind Torsten (Nocte Obducta) dopo ben sei full-length album sia riuscito a far quadrare il cerchio, a trovare e dare un equilibrio alle sue idee, a focalizzare il trademark del gruppo (ora divenuto un trio). Proprio questa quadratura, seppur fragile, sembra essere la forza di questo album, imbevuto delle più disparate influenze musicali. Al violento ma controllato flusso sonoro, gli Agrypnie pensano bene di gettare sopra un velo fatalista di rovina inevitabile, di decadimento interiore, di un futuro nero che avanza e al quale non ci si può sottrarre. Il disco ha un minutaggio impegnativo che supera l’ora, probabilmente necessario secondo la band affinché tutti gli aspetti sopra elencati si sviluppino in maniera compiuta, sebbene questa scelta sembri un po’ esagerata o quantomeno non giustificata del tutto. Il background è il black/death metal moderno, intricato, che guarda alla futura evoluzione in un groviglio oscuro di riffing, noise e quanto di più la sperimentazione futura potrà riservarci. A questa base, più o meno veloce e violenta nel corso della release, ci sono accenni di rock, post-black metal, doom e molto altro. Un paio di brani sono molto interessanti, gli album come questo dove l’attenzione è tutta volta a capire ed interpretare i suoni modulati in diversi stili musicali sono senza dubbio molto stimolanti anche se rischiano, a lungo andare, di non lasciare molto. Brani convincenti come “Wir Ertrunkenen” e “Verwüstung” mostrano un gruppo che ha saputo crearsi una piccola nicchia all’interno di quel progressive post black metal che sta aumentando di anno in anno i consensi come evoluzione credibile del black metal. Il punto di forza della band sembra risiedere nei midtempo, nei ritmi comunque controllati come nella titletrack, dove la band sembra a proprio agio nell’esprimere tutte le varie influenze musicali. Per non far scemare il ricordo di questo album e per renderlo più ammaliante, gli Agrypnie hanno intelligentemente inserito un comune denominatore a tutta l’opera, ovvero un mood tetro, a tratti opprimenti, altre volte semplicemente malinconico o triste. Se proprio si vuole forzare ad un confronto, il duello viene vinto dai Nocte Obducta, anche se di sicuro gli Agrypnie sono più contemporanei e ‘freschi’ come sound e per questo potrebbero essere apprezzati maggiormente. In definitiva, il disco è lievemente sperimentale e moderno, ma in questo campo gli Agrypnie non sono soli, anzi hanno una concorrenza di notevole livello con cui confrontarsi. Sconsigliato ai nostalgici degli Anni ‘90.