7.5
- Band: AIMING FOR ENRIKE
- Durata: 00:39:20
- Disponibile dal: 10/01/2020
- Etichetta:
- Pekula Records
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Benedetta tecnologia, che consente di avere line-up ridotte all’osso e di poter lo stesso creare una musica scenografica, scoppiettante, per nulla limitata dal poco personale disponibile. Una batteria e una chitarra (in studio anche il basso, fondamentale) e, per dare ad essa potenzialità inaudite, quantità esorbitanti di pedali e amplificatori da mettere in comunicazione tra loro. Sbocciano gli effetti, le ritmiche si moltiplicano, le idee corrono, gli stili si mischiano. Gli Aiming For Enrike sono un duo norvegese, formato da Simen Følstad Nilsen (chitarra) e Tobias Ørnes Andersen (batteria), quest’ultimo noto in ambienti metal per essere il batterista degli Shining di Jørgen Munkeby, della band solista di Ihsahn e per aver militato in passato anche nei Leprous (dal 2007 al 2014). “Music For Working Out” è il quarto album sfornato dal progetto, interamente strumentale, una bislaccheria di quelle che non richiedono ore di studio e analisi per essere comprese e godute. Facciamo pure che l’idea di ‘comprendere’ i contenuti di “Music For Working Out” sia già di per sé priva di fondamento, perché si tratta di un disco epidermico, da balli scoordinati e inappropriati, una cascata di groove pulsanti in infinite sfumature.
La chitarra è il punto focale da cui far dipartire tappeti digitali, beat dinoccolati, giri rock’n’roll fulminanti, contaminazioni tra il free jazz, l’elettronica, il math-rock, scampoli noise, in formule leggere, snelle e protese a movimenti ritmicamente accattivanti. La batteria parrebbe essere più minimale e in secondo piano, ma è un’impressione fallace, perché Tobias Ørnes Andersen sa maneggiare e contaminare pattern in molti casi memori della dance music, per restituirci ritmi tentacolari, a volte forsennati, più spesso condotti verso sincopi ovattate, calde, amabilmente sinuose. Il basso funge da collante, elemento per condurre zelanti progressioni e indorare di frizzante contorcersi funky il gustoso assemblato sonoro. Cascate di loop si infiammano e impazziscono, incrociano le traiettorie di un’effettistica divertita e irriverente, carburante per mandare su di giri una concitazione ritmica che prende per mano e porta via, verso uno scombinato dancefloor in perenne rotazione su più assi. La reiterazione e l’accumulazione di dettagli, resi subito manifesti in apertura dei singoli brani, porta a familiarizzare col tema cardine delle tracce e a tenere un filo conduttore solido quando si palesano alcune veementi variazioni, utili a non far assopire il vibrante dinamismo, cui non si deroga per un secondo di “Music For Working Out”.
Andando a indagare la tracklist al microscopio, emerge per soluzioni ancor più contagiose della giù alta media, in postazione numero quattro, “Hard Dance Brainia”, che si apre algida sul battito di un basso assai legnoso, si carica a molla con il classico beat da battimani e quindi dispiega le vele per uno sculettare ad occhi chiusi sempre più affannato, corredato di motivetti vagamente chiptune e tentatrici colate synthwave. Altrove emerge un velato carattere notturno (la soffice “Dying Within”, le intermittenze darkwave di “Spice Girls”), oppure si dà il là a scabrose ruvidezze chitarristiche (il rumoroso finale di “Ponzu Saiko”), mentre i battiti permangono scalpitanti, alla vorace ricerca di una nostra risposta cinetica. Il titolo del full-length, per quanto ironico, racchiude almeno una parte del messaggio: musica per caricarsi, muoversi, mettere il massimo impegno fisico e, soprattutto, divertirsi come se non ci fosse un domani.