7.5
- Band: AINSOPH
- Durata: 00:36:36
- Disponibile dal: 14/03/2025
- Etichetta:
- Wolves Of Hades
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È un salto in avanti autorevole e ben controllato, quello compiuto dagli Ainsoph nel loro secondo album “Affection And Vengeance”. Una storia ancora molto giovane, quella della misteriosa formazione olandese, impegnata come nell’esordio “Ω – V” in un conturbante ed elegiaco incrocio di black metal di ultima generazione, shoegaze, post-rock e post-punk. Musica e sensazioni che, dati i riferimenti stilistici più prossimi e immediati (Dool, Gggolddd) si viene tentati di definire come perfettamente ‘olandese’. Paesi Bassi ormai riconosciuti come un terreno prediletto – anche per la presenza del Roadburn Festival sul suolo patrio – per sonorità dal taglio post-metal molto contaminate, in bilico tra furia e gentilezza, spesso preda delle umorali interpretazioni di voci femminili caleidoscopiche, elastiche nel passare in rassegna approcci vocali ampi e contraddittori.
Cinque anni fa avevamo lodato l’intraprendenza della band, sottolineandone allo stesso tempo anche l’ingenua tendenza a perdersi, imbastire strutture un po’ vaghe e l’incapacità di legare al meglio i singoli momenti. Dando infine l’impressione di possedere un buon talento, farsi ascoltare volentieri ma senza riuscire a graffiare nel profondo. Difetti che ci erano parsi in fondo comprensibili, errori di gioventù non così difficili da risolvere di lì a breve. Ci fa quindi piacere constatare come, fin dalle prime trascinanti note di “Cowardice”, gli Ainsoph di “Affection And Vengeance” siano cresciuti e sappiano ora dare ben altro slancio e compattezza alle loro idee. Un lavoro di riordino, piccolo sfrondamento e armonizzazione che consente adesso di apprezzare canzoni pulsanti, combattive, in grado di distinguersi in fretta per un feeling di levità e forza che magari non sarà qualcosa di propriamente inedito, eppure sa emergere e non uniformarsi.
Il clima sensoriale indotto dall’album è quello di un sogno, a volte confortevole e ovattato, in altre circostanze irrequieto, dolcemente imbizzarrito, sotto i colpi di progressioni chitarristiche miscelanti shoegaze e metal estremo e di una batteria che, quando prende l’abbrivio, diventa tracimante di energia e fantasia nei colpi. Mentre in “Ω – V” alcune transizioni erano dispersive, il gruppo pareva non aver le idee abbastanza chiare, in “Affection And Vengeance” l’armoniosità la fa da padrone.
Sono le ritmiche di chitarra ad essere piacevolmente solide, a fare da filo conduttore tra spezzoni in cui si traccheggia e ci si lascia andare a un beato intimismo, e altri più movimentati, incalzanti, come lo splendido attacco di “The Beaten Path Made Flesh”. Scelto non a caso come singolo, è un brano nel quale pare proprio di sentire una leggera variazione di quanto combinato dai Gggolddd in album come “Optimist” e “Why Aren’t You Laughing?”: un viaggiare paralleli, ad alte velocità e adrenalina, di tenerezza, rabbia, candore e inquietudine, con la vocalità femminile a variare tra ispidezza ed estrema pulizia. Qui va a briglia sciolta anche l’influenza post-punk, quasi che gli Ainsoph diventassero dei Grave Pleasures con una vocalità di differente estrazione.
Da qui non si scende proprio mai dall’altalena emotiva e ritmica, perdendosi prima tra le nuvole eteree di “Zeal Like A Timeless Vacuum” – qui una bella pennellata di crooning dà una zampata di ulteriore classe – quindi slanciandosi sulle nervose accelerazioni di “Affection”. Un po’ come accade per i Gggolddd, tonalità e schemi del post-black metal vengono messi al servizio di suoni meno abrasivi ma della stessa, se non superiore, potenza emotiva. In questo quadro multicolore le sfumature variano tumultuose, senza uscire dai colori pastellati; eppure il gruppo sa graffiare, stando a debita distanza da cambi d’abito troppo regolari, o che sappiano di déjà-vu rispetto ad altri artisti.
Fa molto, nel creare un suono setoso, quasi irreale nella sua abbacinante pulizia, il basso, che ondeggia spesso per conto suo, offrendo dettagli importanti e utili per dare freschezza all’insieme. Molto buona, a nostro avviso, anche l’idea di una produzione più da disco shoegaze che da album metal, con la luminosità delle melodie a distinguersi e una pesantezza che va a braccetto con un’idea di serena leggerezza.
La breve “Vengeance”, solo voce e magiche tastiere, sottolinea la vena sperimentale degli Ainsoph e la voglia di fare per conto proprio, di voler divulgare un proprio specifico messaggio, riuscendo ad essere efficaci anche andando parecchio fuori da un raggio d’azione solamente metal. Stessa considerazione che si può fare per “Seven Mouths In The Neck”, pallidamente incorporea, soffice e cullante come un infinito dormiveglia. Speravamo che gli Ainsoph potessero offrirci un disco di questo livello, migliorando quanto proposto in “Ω – V”, ed effettivamente la crescita è avvenuta, andando se possibile oltre le nostre attese. Da non trascurare.