6.5
- Band: AIRBOURNE
- Durata: 00:34:54
- Disponibile dal: 20/05/2013
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Eccolo qui il nuovo album degli australiani Airbourne, la miglior band tributo degli AC/DC sul pianeta! A tre anni di distanza da “No Guts No Glory”, il nuovo lavoro “Ready To Rock” non cambia ovviamente molto della proposta degli australiani, denotando però, purtroppo, un calo nella verve compositiva. Se infatti il primo album distribuito in Europa, il debutto “Running Wild” del 2007, si conferma gioiello della loro discografia nella sua interezza, già “No Guts No Glory” denotava segni di stanchezza. Ora questo nuovo “Black Dog Barking” ci consegna gli Airbourne alle prese con dieci pezzi farciti di melodia, con un paio di hit, qualche brano passabile ma diversi altri che fanno venire alla mente la parola delusione. L’album inizia peraltro bene, con il rifacimento di “Ready To Rock”, prima traccia dell’omonimo album del 2004 pubblicato solamente in Australia (procuratevelo: una sorta di “Let There Be Rock” versione b-sides). Il brano, qui in veste riarrangiata con dei cori di dubbio gusto, è il più duro del disco. Già “Animalize” ce li propone in una veste fin troppo melodica, fattore questo che guadagnerà in presenza man mano che la tracklist scorre. Il brano che funziona, quello che rimane in testa, è “No One Fits Me (Better Than You) “, classico esempio di rock dal basso regime ma molto catchy, col coro da cantare a squarciagola. Questi sì che sono gli Airbourne! “Firepower”, lo dice il titolo, è canzone animata ma monotona. La già nota “Live It Up” si conferma l’anthem del disco, ben confezionata, elaborata e dal ritornello coinvolgente: un puro dispenser di adrenalina insomma. “Women Like That” non piace, meglio la carica “Hungry” (neanche tre minuti la durata, probabile hit dal vivo). C’è poi spazio a un brano di rock mellifluo come “Cradle To The Grave”, arrangiato con dei soli di chitarra molto ispirati prima di chiudere con l’omonima traccia, un brano roccioso. In definitiva, volendo semplificare il giudizio al massimo, sono pochi i pezzi di questo album che vorreste ascoltare dal vivo togliendo spazio a tracce ben più ispirate nella scaletta degli Airbourne. Gli australiani vivono di luce riflessa, sono una cover band di spessore e questo non è un male, ma fino a che i brani rimangono molto ispirati. Il debutto era perfetto dall’inizio alla fine, il bis era ottimo a metà (la prima), questo lo è per un terzo. Siamo a un passo dalla fine? Inevitabilmente, anche queste nuove canzoni dal vivo beneficeranno del passaggio di energia fisico che la macchina Airbourne sprigiona sul palco ma il giudizio su questo lavoro non è che una sufficienza di speranza per l’avvenire.