AIWAZ – Darrkh… It Is!

Pubblicato il 24/10/2024 da
voto
7.5
  • Band: AIWAZ
  • Durata: 00:53:32
  • Disponibile dal: 25/10/2024
  • Etichetta:
  • Hammerheart Records

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Sembra proprio che la formula del duo stia prendendo sempre più piede nel metal da qualche anno a questa parte: una volta appannaggio quasi esclusivo del black metal (e abusata in altri generi come il synth pop ottantiano), ora è normale ad esempio anche nei campi del doom, dello stoner e del drone – basti pensare a Bell Witch, OM, Forever Falling o Sunn O))). Forse anche grazie al progresso tecnologico, che facilita il processo di registrazione e permette di focalizzarsi su più strumenti con maggior comodità, e al fatto che farsi le ossa calcando più palchi possibile per farsi conoscere e acquisire visibilità non pare più strettamente necessario: per mettere su una band vera e propria poi c’è sempre tempo, se il progetto funziona e viene apprezzato, oppure si può scegliere di avvalersi di turnisti, come accade normalmente nel pop.
Come avrete già intuito, gli Aiwaz non fanno eccezione: interessantissimo sodalizio tedesco dai forti connotati doom, presenta due musicisti soltanto, Arkadius Kurek, cantante e paroliere, e Timo Maischatz, che si occupa di tutti gli strumenti.
La voce di Kurek è di gran lunga l’elemento più interessante e caratteristico della proposta degli Aiwaz, e può ricordare, a seconda dei passaggi, i Marillion di Fish, i Queensrÿche di Geoff Tate o i Rush di Geddy Lee. Potrebbe sembrare fuori luogo scomodare simili mostri sacri parlando di un debutto discografico, e per di più doom, ma Arkadius Kurek ha già diversi anni di esperienza, da una quindicina d’anni è il cantante del gruppo tedesco Wheel, e sa il fatto suo. Non può vantare il blasone e il carisma delle icone tirate in ballo, ma per timbro, registro, controllo e espressività non è poi così lontano da loro, e il suo contributo dà assoluto valore a questo disco.
Non sarebbe corretto però sottovalutare il gran lavoro di Timo Maischatz che si occupa di tutti gli strumenti con classe e perizia, variando sapientemente nei suoni e negli arrangiamenti, anche se talvolta si ha l’impressione che musicalmente l’album non regga il confronto con la voce solista, e che le parti strumentali risultino un po’ anonime rispetto all’incisività del cantato. Kurek ci offre anche delle brevi incursioni nel territorio del growl, con dei piccoli interventi alla Aaron Stainthorpe sulle due lunghissime “Darrkh… It is!” e “In This Silence”, che infatti ricordano moltissimo i My Dying Bride; da segnalare assolutamente anche le due stupende “The Ghost That Once Was I”, che con i suoi passaggi acustici risulta una vera e proprio semiballad doom metal, e “When Judas Spins the Wheel”, con un riff finalmente graffiante che cita “The Rime Of The Ancient Mariner” degli Iron Maiden, ovviamente a giri ridotti. Molto affascinante anche “Garden of Despair”, le cui raffinate atmosfere rimandano a due tra i concept album più amati in assoluto in ambito progressive e heavy metal, “Misplaced Childhood” dei Marillion e “Operation: Mindcrime” dei Queensrÿche.
Una musica suadente, lenta e introspettiva che necessita di una adeguata concentrazione, senza risultare per forza ostica o particolarmente criptica. Di certo la prolissità delle composizioni, tipica del genere, non aiuta, e l’attenzione a volte tende a scemare, ma i due tedeschi hanno bisogno di un certo minutaggio per dare corpo alle canzoni, che altrimenti risulterebbero incompiute.
Non inventano nulla gli Aiwaz, ma hanno una discreta personalità; la voce c’è, la tecnica e il suono pure, peccato il songwriting sia ‘solamente’ molto buono, altrimenti staremmo parlando di un vero e proprio capolavoro. Ma “Darrkh… It is!” rimane un album di alto livello qualitativo e di sicuro uno dei debutti più interessanti ascoltati quest’anno.

 

TRACKLIST

  1. Darrkh... It is!
  2. The Ghost That Once Was I
  3. In This Silence
  4. Cemetary of Hearts
  5. Garden of Despair
  6. When Judas Spins the Wheel
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