7.0
- Band: AJATTARA
- Durata: 00:38:00
- Disponibile dal: 23/03/2001
- Etichetta:
- Spikefarm Records
- Distributore: Audioglobe
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Ermetici fin dalla copertina ritraente una specie di donna-capro, gli Ajattara non sembrano essere particolarmente interessati a rendere digeribile la propria proposta: un death-black venato di tastierismi minimali che gioca molte delle sue carte sull’enfasi sinistra del mid tempo piuttosto che sull’aggressione. Senza dubbio un album particolare questo “Itse”, oscuro ed intrigante anche grazie alla scelta di esprimersi in solo finlandese, un idioma che ha dalla propria una musicalità quasi cantilenante, in grado di donare ulteriore profondità ad una proposta che si può definire originale senza particolari scrupoli. Ottimo il riffing, figlio di un certo doom, spesso ripetitivo fino alla circolarità, capace di suggestioni lisergiche non comuni, mentre sono un po’ meno calibrati gli arrangiamenti, incapaci purtroppo di assolvere il compito fondamentale di differenziare brani di per sé piuttosto omogenei. Un discorso a parte è doveroso per le tastiere gelide, mai magniloquenti, minimaliste fino all’estremo, spesso in grado di esaltare le potenzialità di un riff con pochi, riusciti passaggi. L’opener “Yhdeksas” è una di quelle songs che tengono in piedi un album intero; il suo incedere sciamanico, allucinato ed inquietante, le sue corrosive clean vocals innestate su un impianto ritmico dal grandioso potere psichedelico sono la grande intuizione degli Ajattara. Non male la produzione molto limpida e moderna. Non manca qualche difettuccio, soprattutto riscontrabile nella totale mancanza di feeling dei nostri, un fattore, questo, che, voluto o no, dona un’aura particolare al disco, ma che è probabile sarà assolutamente straniante per più di un ascoltatore. Gelido, cinico direi, ermetismo, soppressione di ogni potere comunicativo in favore di una suggestione tutta sotterranea, inquietante, morbosa, ma non per questo meno affascinante. Avanti così.