7.0
- Band: ALBEZ DUZ
- Durata: 00:55:08
- Disponibile dal: 26/04/2019
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Non è così lampante capire cosa ci sia di meno riuscito in “Enigmatic Rites” al confronto coi suoi due illustri predecessori, “The Coming Of Mictlan” e “Wings Of Tzinacan”. Apparentemente la formazione berlinese non si è imbizzarrita e ha cambiato registro tutto d’un colpo. Il riffing grasso e pastoso, saltellante fra hard rock viscerale, occult rock e doom massiccio, è rimasto inconfondibile, le sospensioni in una calma bollente come l’inferno ci sono ancora, il bilanciamento fra impeto e atmosfera lugubre li si rileva anche stavolta. Mentre a svettare sul magma strumentale ritroviamo il vocione di Alfonso Brito Lopez, fulcro della narrazione. Come non appare sminuita la ricerca dell’orecchiabilità attraverso una composizione elaborata, figlia della passione per il dark rock e forme di doom che gettino nel buio e tengano vivo un genuino sentimento. Solo che in “Enigmatic Rites” l’intero discorso sembra essersi normalizzato, spogliato in parte del suo fascino evocativo e riportato a una dimensione più facile e quotidiana, quella di un hard rock robusto e dinamico, slanciato e orgoglioso quanto basta per non affogare nella monotonia, però depauperato in parte di quell’unicità riscontrata in precedenza.
L’opener “Rites Of Hidden Souls” grida ai quattro venti una focosità già nota, che in questo caso si connota per un’aggressività che concede all’atmosfera un corposo rallentamento centrale, non sufficiente a creare il necessario clima sabbatico. Andando appena oltre, il dilatato peregrinare di “Wandering Soul” tradisce a sua volta un difetto di pathos; l’intervallarsi di sfibranti riff stoner, a richiamare dei Saint Vitus più ‘calienti’, con fasi di maggior tensione e suggestionanti, prende una piega fin troppo regolare, togliendo fervore sia agli strumenti che alle linee vocali di Brito Lopez. “Participation Mystique Totalitaire” rialza le sorti del disco e rimette in primo piano malignità, passione per l’occulto, un feeling sinistro aderente alla produzione precedente della band. Il senso di pericolo sovrannaturale finalmente si fa palpabile e l’intero tessuto sonoro si ingrossa e porta minacce, pur avanzando in uno sgranato slow-motion. “Enigmatic Rites” tradisce più di prima l’amore per il rock settantiano – in particolare evidenza nei lenti assoli esasperati nel wah-wah – e lo fa tracimare genuinamente intatto nella strumentale “When The Bird Fledges”, il pezzo più stoner finora nella produzione dei Nostri.
Per riavere gli Albez Duz in piena forma serve però che le inflessioni dark-horror, con una sfumatura di prog – fondamentale in questo l’organo, sfruttato poco in confronto alle belle inserzioni di “Wings Of Tzinacan” – si riaffaccino compiutamente. Ed è in effetti quel che accade in “Surrender”, ben bilanciata fra sentori di spavento e animosità latina. Un dark doom bollente che persiste nel sedurre e obnubilare anche in “Emperor Is Blind”, divisa fra martellate in midtempo e un calmo gorgogliare di tenebra, un brano che sa di catacombe, scosso di adrenalina dall’irato narrare del singer. Ci sentiamo di considerare una canzone regolare “Only Lies”, bonus track per l’edizione in cd, traccia abbastanza melodica e ritmata che non sfigura al cospetto delle precedenti, testimoniante la capacità del gruppo di alleggerire relativamente la sua idea di musica, senza smarrirsi e andare fuori strada. Non vi è nulla di veramente scadente quindi in “Enigmatic Rites”, solo si percepisce una minore carica, un’ispirazione intermittente, un’energia non così temibile come avevamo apprezzato in canzoni come, ad esempio, “Feathered Snake” (da “The Coming Of Mictlan”) e “Our Lord, The Flayed One” (da “Wings Of Tzinacan”). Piccolo passo indietro.