ALBEZ DUZ – Wings Of Tzinacan

Pubblicato il 22/11/2016 da
voto
8.0
  • Band: ALBEZ DUZ
  • Durata: 00:51:07
  • Disponibile dal: 28/10/2016
  • Etichetta:
  • Listenable Records
  • Distributore: Audioglobe

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Il fuoco avvampante in “The Coming Of Mictlan” fortunatamente non si è spento. I suoi autori si sono accorti di aver concepito qualcosa d’importante e di avere in dote idee per dargli un seguito di valore. Così il duo Impurus-Brito Lopez ha iniziato ad affacciarsi al fronte live, accorgendosi di avere anche in questo caso buoni numeri da sfoggiare. Divenuti un terzetto con l’entrata in pianta stabile in line-up della bella chitarrista Julia Neuman, gli Albez Duz si sono preparati con calma all’appuntamento del terzo album. Non erano di fronte a un compito semplice, sarebbe bastato poco per scivolare dal peculiare mix di seduzione, dannazione, crepuscolarità e occultismo delle prime pubblicazioni in una dimensione anonimamente commerciale, oppure in un’estremizzazione verso un incedere pachidermico e soffocante, che avrebbe azzerato le atmosfere più sofisticate. Il trio ha proceduto allora per moderati aggiustamenti, capaci di donare ulteriore scorrevolezza a un crogiolo sensoriale già di non difficile assimilazione, senza incorrere nelle trappole della semplificazione a tutti i costi. “Wings Of Tzinacan” è il successore naturale di “The Coming Of Mictlan”, ne contiene la flessuosa, densa, focosità vibrante di maschia malinconia e languore, declinata in composizioni grondanti pathos e dove romanticismo e ricerca spirituale convivono amabilmente. In parziale discontinuità col predecessore, il disco si giova di melodie più chiare e aperte, sottolineate dalla prova straordinaria del singer, giustamente al centro delle composizioni in virtù della forza interpretativa e di una versatilità di prim’ordine. Il baritonale alla Pete Steele viene affiancato da vibrati prolungati e brevi incursioni nella sporcizia demoniaca, quando la musica si inscurisce e si entra di prepotenza nel regno del buio senza fine, mentre le frequenti aperture alla magnificenza e al fulgore, sebbene permeate di ossessivi sentori di dannazione, vedono il cantante di origine messicana inerpicarsi su note alte tanto appariscenti quanto perfettamente intonate e funzionali a dare sentimento alla musica. Ascoltando una canzone dettagliata e dai molteplici cambi d’atmosfera e direzione come “The Uprising”, oppure “Our Lord, The Flayed Ones”, che parte dal rock’n’roll scatenato in salsa dark e sfocia in un lugubre affresco prog/doom settantiano, si può apprezzare la naturalezza della formazione nel passare da traiettorie progressive, ricercate negli arrangiamenti, a dondolamenti hard rock ammiccanti. Il tutto legato da un retaggio classic doom fortissimo e una passionalità latina che raramente è riscontrabile a queste latitudini. Pare aver acquisito un maggiore slancio e importanza l’organo, spesso utilizzato per suscitare un sentimento di sottile paura, in altri casi artefice di atmosfere orrorifiche tipiche addirittura dei Death SS, se non ancora mezzo per evocare chissà quali arcani rituali magici. Giostrando in una visione artistica caleidoscopica, gli Albez Duz del 2016 dispiegano un arsenale strumentale quanto mai variegato. Frequentando vari gradi di pesantezza e cattiveria, i Nostri possono ricordare nello stesso brano l’operato dei My Dying Bride di “Like Gods Of The Sun” come i Sisters Of Mercy, con pari sicurezza e vivacità. “Wings Of Tzinacan” ha quindi le carte in regola per uscire dagli stretti confini dell’underground: quando la trasversalità di vedute è accompagnata da un tale estro creativo e dalla capacità di concedersi pure a una fruizione disimpegnata, non è il caso di porre limiti ai traguardi che un gruppo può raggiungere.

TRACKLIST

  1. The Uprising
  2. Reflections
  3. Our Lord, the Flayed One
  4. Innocence Gate
  5. Sacred Flame
  6. Tzinacan's Rising
  7. Death Whistle
  8. Omen Filled Season
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