7.5
- Band: ALCEST
- Durata: 00:41:02
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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“Kodama” è stato un lavoro importante nella discografia degli Alcest: dopo la pubblicazione del luminoso “Shelter”, in cui la formazione francese si era quasi completamente allontanata dalle sue radici metal, era importante per Neige ristabilire una direzione musicale più equilibrata, in linea con il sound che ha fatto la sua fortuna nel corso dei dieci anni precedenti. Sotto questa luce, “Kodama” è riuscito perfettamente nel suo intendo, recuperando quello splendido gioco di contrasti e consegnando al pubblico un album dal sound al cento per cento Alcest. Il rovescio della medaglia, da questo punto di vista, consisteva nel classico effetto déjà-vu, non causato dalla qualità della scrittura, sempre molto alta, quanto dalla scelta di intraprendere un sentiero sicuro e già ampiamente battuto.
Fatta questa premessa, diventa evidente la curiosità nei confronti del nuovo “Spiritual Instinct”, un lavoro che ha la responsabilità di dare un’ulteriore spinta alla carriera degli Alcest, lavorando su quanto di buono già raccolto dal successo di “Kodama”. Fortunatamente la nuova pubblicazione di Neige e Winterhalter riesce a centrare l’obiettivo, continuando il percorso musicale già intrapreso con “Kodama”, ma portandolo ad una maggiore maturità.
“Spiritual Instinct” è un album oscuro, notturno, e tuttavia sempre permeato di quella capacità di lenire il dolore, in un processo catartico che scava nel profondo, affondando le mani nello sporco dell’anima, per poi purificarla, cullandola, confortandola e, soprattutto, comprendendone le debolezze e i lati più spaventosi. Diventa emblematica, in questo senso, l’immagine scelta da Neige per la copertina dell’album, che descrive in maniera efficace questo dualismo: la sfinge, creatura mitologica in parte uomo ed in parte animale rappresenta perfettamente l’equilibrio tra la componente razionale e quella selvatica dell’essere umano, una creatura che venera l’intelletto, premiando i viaggiatori che riescono a risolvere i suoi enigmi, e al tempo stesso un mostro capace di fare a pezzi con i suoi artigli gli sfortunati non alla sua altezza.
Gli Alcest mettono in musica tutto ciò attraverso sei tracce di fattura molto elevata, che confermano tutte le qualità della scrittura personalissima di Neige, andando a recuperare anche la componente più aggressiva del proprio sound. La musica degli Alcest non è estrema, non è violenta, ma in questa occasione non ha paura di confrontarsi con il proprio lato oscuro, in un processo che i fruitori di musica estrema conoscono molto bene.
Difficile, come spesso accade per la musica degli Alcest, andare a circoscrivere dei singoli episodi, sarebbe invece più efficace lasciarsi trasportare dal flusso della musica, compiendo un immaginario viaggio bagnati dai raggi lunari. Vorremmo però porre l’attenzione sui passaggi che più ci hanno colpito, a cominciare dal primo singolo, “Protection”, che ci sembra la perfetta rappresentazione di quello che sono oggi gli Alcest: grandi dinamiche, aperture melodiche, passaggi più aggressivi ed una scrittura sempre personale e perfettamente riconoscibile. Allo stesso modo, i momenti più entusiasmanti li abbiamo trovati nell’iniziale “Les Jardin Du Minuit” e in “L’Île Des Morts”, composizioni di ampio respiro, che hanno modo di evolvere, tra passaggi cadenzati e ipnotici, alternati ad aperture maestose e graffi neri che ne sottolineano ulteriormente la delicata bellezza.
L’unico appunto che ci sentiamo di fare è, in parte, lo stesso già evidenziato all’epoca di “Kodama”: anche in questa occasione, infatti, gli Alcest decidono di rafforzare la loro proposta musicale, affondando in maniera più solida le proprie radici, risultando solidi e forti, ma senza abbandonare la propria comfort zone. Considerando che il duo è ancora relativamente giovane, crediamo ci sia ancora spazio per un’evoluzione coraggiosa e perfino incauta. Detto questo, “Spirituali Instinct” rappresenta, a nostro parere, la migliore uscita degli Alcest dai tempi di “Les Voyages De L’Âme” e questo, certamente, non è poco.