7.0
- Band: ALCHEMIST
- Durata:
- Disponibile dal: 05/08/2003
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
Spotify:
Apple Music:
Non capita tutti i giorni di ascoltare un lavoro così particolare come questo “Austral Alien” degli australiani Alchemist, band forse ai più sconosciuta ma giunta oggi al quinto full length della propria carriera (il secondo per Relapse Records). La musica dei nostri viene sommariamente definita death metal psichedelico, definizione certamente inusuale ma che, ad onor del vero, non si discosta poi moltissimo dall’effettiva verità. Di death metal non c’è quasi nulla ma nonostante questo gli Alchemist potrebbero davvero essere visti come l’ideale punto di incontro tra i King Crimson e vecchie glorie come i Sepultura (quelli di metà carriera), Slayer e Voivod. Questo perché il quartetto sa continuamente spiazzare l’ascoltatore per via di un accattivante gioco di chiari/scuri all’interno di ogni canzone che chiama in causa vocals brutali e altre pulite, riff heavy a volte di chiara matrice thrash e ampie e bellissime divagazioni melodico-psichedeliche che, alla fin fine, si rivelano le cose più interessanti e meglio congegnate del lavoro. Intendiamoci, non che le parti prettamente metal siano brutte ma, rispetto alle succitate porzioni melodiche, risultano forse un poco scolastiche. Non c’è comunque nulla da buttare in questo “Austral Alien”, poiché anche i riff che sul momento possono apparire poco convincenti al secondo ascolto vi risulteranno già meno superflui, per il fatto che ogni elemento è qui essenziale e calibrato affinché questo faccia risaltare il più possibile quello seguente e mantenga costantemente alta la tensione. Ad essere onesti la prima parte del cd si rivela decisamente migliore della seconda, i brani meglio riusciti sono infatti i primi sei della tracklist e questa scelta potrebbe probabilmente annoiare l’ascoltatore man mano che quest’ultimo prenderà confidenza con le sonorità di “Austral Alien” ma, in fin dei conti, globalmente il disco si merita una sufficienza larghissima. Gli Alchemist, la prossima volta, dovranno essere un po’ più costanti in sede di songwriting ma un lavoro come questo, così genuino e lontano dai trend imperanti, merita comunque di essere ascoltato. Chissà che non vi si aprirà un mondo nuovo, o voi giovani ascoltatori di Children Of Bodom e Cradle Of Filth…