6.5
- Band: ALCHEMIST
- Durata: 00:42:09
- Disponibile dal: 08/10/2007
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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“Tripsis” degli Alchemist è un lavoro incredibile che però, alla fine, ti lascia un po’ l’amaro in bocca, così come succedeva per i precedenti lavori della band australiana. I ragazzi infatti, pur possedendo uno stile più unico che raro, non sono mai riusciti a portare l’affondo decisivo, in virtù di un aleatorio senso di noia che pervade i loro album dopo qualche ascolto. Questo comunque non impedisce al gruppo di consolidare il suo status nella scena, arrivando anche ad ottenere un ruolo da headliner al PowerProg festival, davanti ai ben più quotati (almeno in Italia) Orphaned Land. Per chi non conoscesse gli Alchemist e si trovasse tra le mani “Tripsis”, l’impatto potrebbe essere devastante. I nostri infatti propongono un affascinante mix tra death metal e psichedelia; il binomio potrebbe sembrare forzato, ma ascoltando una qualunque traccia dell’album ci si accorge subito che i ragazzi sono dei veri maestri nel miscelare le due anime della loro musica, tanto che in ultima istanza tale musica non può essere catalogata nè come death, nè come psych. Il risultato finale può ricordare un gothic fortemente metallico ma con dei movimenti ariosi che non ne appesantiscono la struttura. Le note della Relapse in calce al promo in nostro possesso parlano anche di un’anima elettro-industrial che però non ci sentiamo di considerare di primaria importanza nell’insieme. La partenza dell’album affidata a “Wrapped In Guilt” è di quelle da ricordare, ma non sempre il pathos riesce a rimanere su tali livelli nelle restanti tracce. Si nota subito che le tastiere di Adam Agius ricopriranno un ruolo importante a livello di atmosfere più che in fase solista. Le chitarre svolgono un lavoro egregio, il riffing è melodico e a volte sognante, mentre il sound risulta essere quasi sempre pesantemente distorto. La sezione ritmica è precisa e mai sopra le righe. Per quanto concerne il singer (lo stesso Agius), la sua voce è un costante semi growling che a volte viene a noia. Insomma, “Tripsis” potrebbe piacere moltissimo agli amanti di sonorità innovative: peccato per quel maledetto senso di noia che subentra troppo presto, altrimenti il voto qui sotto sarebbe stato molto, molto più alto.