7.0
- Band: ALEPH
- Durata: 00:48:04
- Disponibile dal: /11/2006
- Etichetta:
- Fuel Records
- Distributore: Self
Thrash doom progressivo…che razza di definizione! Eppure, per assurdo, è quella che meglio riassume tutte le peculiarità dei bergamaschi Aleph, giunti con questo “In Tenebra” all’esordio sulla lunga distanza, dopo anni passati a calcare i palchi di mezza Italia e dopo continui cambi di line up. Semplificando all’osso la definizione iniziale, si può banalmente dire che i ragazzi propongano un heavy metal pesante e tecnico che trova i suoi massimi riferimenti in Sadist (periodo “Tribe”), Pain Of Salvation, Wolverine e Black Sabbath. Non sempre però gli Aleph danno concretezza alla loro proposta: infatti, data anche la lunghezza eccessiva di certe tracce (con “Mother Of All Nightmares” si passano i dieci minuti), i ragazzi si perdono in stacchi inutili che appesantiscono le composizioni e nulla più; ad esempio in “Unfaithful” il bridge centrale quasi fusion è certamente pregevole, ma alquanto inutile nell’economia di un brano che di base è un mid tempo thrasheggiante ed oscuro. In secondo luogo le tastiere di Giulio Gasperini troppo spesso sono poste in primissimo piano, togliendo spazio alle splendide chitarre di Lorenzo Fugazza e Dave Battaglia, quest’ultimo anche singer. Per concludere con i lati negativi, la voce del cantante non sempre è all’altezza, risultando piuttosto anonima, seppure bisogna ammettere che l’alternanza di parti cantate e declamatorie funziona piuttosto bene. D’altro canto troviamo una band matura e dalla tecnica ottima, con dei solismi di prim’ordine. Nonostante quanto detto sopra, è un piacere ascoltare il piano di Giulio in frangenti quali il solo centrale di “Depths”, squisitamente progressive e dotato di un’andatura che farebbe invidia ai primi Pain Of Salvation. Splendido anche il riffing doomeggiante e sulfureo che ammanta più di un brano lungo tutto il lavoro e buona anche la reprise di “The Fallen” cantata in italiano, mentre invece la conclusiva “Acid Tears” si rivela essere una lunga e tirata thrash song, ben composta e suonata ma piuttosto fuori luogo nel complesso, nonostante alcuni break tastieristici pregevoli. Gli Aleph vanno assolutamente tenuti d’occhio: la loro proposta è stimolante ed ha pochi eguali in Italia. Diamo loro il tempo di sviluppare meglio le idee e di correggere i difetti (peraltro non strutturali) indicati in precedenza e ci troveremo davanti ad una band fenomenale. Per ora “solo” bravi.