6.5
- Band: ALEPH
- Durata: 00:56:59
- Disponibile dal: 12/03/2009
- Etichetta:
- Fuel Records
- Distributore: Self
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A distanza di quasi tre anni dal precedente “In Tenebra” tornano a farsi sentire i bergamaschi Aleph, con il loro carico di doom, prog e thrash metal. Gli anni passati, insieme all’esperienza live maturata dalla band hanno fatto sì che il nuovo “Seven Steps Of Stone” suoni senza dubbio più coeso e professionale del suo predecessore, grazie anche ad un’ottima produzione ad opera di Pelle Shaeter. Il problema è che dietro ad una facciata pressoché perfetta si nascondono delle debolezze strutturali che in questo nuovo parto del combo vengono a galla in maniera piuttosto nitida. Se infatti gli Aleph potevano in passato vantare un songwriting piuttosto originale, nel nuovo album non possiamo più dire lo stesso. I ragazzi, infatti, poggiano la loro proposta su un power thrash che cita a più riprese (talvolta anche sfacciatamente) gli Iced Earth, solo con una componente doomy più accentuata. Le sovrastrutture progressive che ammantano le varie tracce non cambiano il fatto che la base sulla quale viene costruito il sound è completamente mutuata dalla band di Jon Schaffer e compagnia. “Bringer Of Light” non si premura nemmeno di nascondere questa cosa e, pur essendo una traccia più che buona, sembra in tutto e per tutto un estratto dal portentoso “Burnt Offerings”. Anche la voce di Davide Battaglia ricorda piuttosto da vicino quella di Matt Barlow, e questo non fa che accrescere le somiglianze tra le due band. Visto che siamo in tema, ci preme segnalare come anche alcuni break acustici siano presi brutalmente da “Crimson” degli Edge Of Sanity, reinterpretati con un piglio caro ai Thunderstorm (“An Autumn Colder Than Winter”, ad esempio). Non siamo di certo dei feticisti della novità a tutti i costi, però ci pare giusto segnalare la cosa, in quanto gli Aleph in passato avevano fatto proprio della freschezza compositiva il loro punto di forza. Ovviamente non tutto è da buttare in “Seven Steps Of Stone, tutt’altro! Un brano come “El Aleph” ad esempio è un ottimo connubio tra doom e prog e dimostra che i ragazzi sanno ancora trovare il giusto guizzo. Anche le stesse “An Autumn Colder Than Winter” e la seconda parte di “Chimera” sono degne di essere ricordate, grazie al loro incedere pomposo e ad una grandeur epica che non si riscontra nelle restanti tracce. Ci auguriamo comunque che la prossima volta gli Aleph mettano le loro indubbie capacità esecutive al servizio di brani più ispirati e maggiormente personali, così come avevano già dimostrato di saper fare.