7.5
- Band: ALESTORM
- Durata: 00:42:58
- Disponibile dal: 24/06/2022
- Etichetta:
- Napalm Records
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Considerando la direzione intrapresa dagli scozzesi Alestorm all’interno delle ultime produzioni, saranno sicuramente in tanti a pensare che la cosa più metal di questo nuovo “Seventh Rum Of A Seventh Rum” sia la citazione agli Iron Maiden contenuta nel titolo. Ebbene, siamo entusiasti di poter affermare che non potreste essere più lontani dalla realtà, in quanto a sto giro i pirati-nerd per antonomasia hanno deciso di rispolverare quelle che sono le proprie origini, incattivendo a dismisura il sound e tornando di fatto a quello stile che a suo tempo rese popolari gli apprezzatissimi “Captain Morgan’s Revenge” e “Black Sails At Midnight”.
Da una parte siamo ben consci che questa scelta scontenterà quegli ascoltatori meno attaccati alla durezza del sound e più felici al pensiero di divertirsi grazie a miscugli improbabili di genere, derive musicali di dubbia utilità e ignoranza a palate; dall’altra invece non abbiamo mai smesso di notare che ci sono moltissimi affezionati alla necessità di mantenere alto il tenore metallico, anche in una proposta di matrice power/folk, e che per questo negli ultimi anni avevano preso parzialmente le distanze dalla musica di Christopher Bowes e compagni.
A sto giro faremo a meno di passare al setaccio tutta la scaletta perchè sarebbe poco funzionale allo scopo di raccontare il prodotto nella sua essenza, e vogliamo iniziare dicendo che tutti coloro che un tempo apprezzavano gli Alestorm proprio per il loro compromesso musicale farebbero bene a sintonizzarsi nuovamente sulle loro frequenze, in quanto questo “Seventh Rum Of A Seventh Rum” nella sua interezza incarna perfettamente ciò che chi, come noi, aveva a suo tempo imparato ad amare con discreta enfasi: un sapiente miscuglio per l’appunto di folk e power metal totalmente incentrato sulle sonorità piratesche più epiche e goliardiche, enfatizzate da sfoggi di tastiera funzionali e tanta aggressività, percepibile sia nel guitar work, sia in una sezione ritmica che finalmente fa ruggire i cannoni a notevole velocità. A tal proposito, vorremmo poter dire che ci dispiace non vi sia nemmeno una parentesi in chiave dubstep, o qualche brano dal sapore unicamente pop commerciale/demenziale – elemento comunque presente in dose minore nella divertente “P.A.R.T.Y.”, che coi suoi rimandi synth-pop ci ha ricordato i Beast In Black – ma ad essere sinceri siamo ben più contenti di avere per le mani undici pezzi grintosi, fomentanti e coerenti all’insegna dell’epicità più caciarona. In poche parole, e basta ascoltare la rabbiosa titletrack per accorgersene, gli Alestorm sono tornati davvero a suonare metal!
Non fraintendeteci, vi è sempre e comunque una forte attenzione rivolta all’orecchiabilità e le potenzialità più catchy dei singoli brani, come anticipato dalla opener “Magellan’s Expedition” e dalla successiva “The Battle Of Cape Fear River”, con ovviamente quell’immancabile dose di esilarante volgarità al limite del nonsense, di cui la massima espressione è “Cannonball”. Immancabile inoltre il fan service più puro, che prende forma in più modi diversi: dal semi-citazionismo musicale ai Gloryhammer con “Under Blackened Banners”, fino al terzo capitolo di “Wooden Leg” qui in veste di chiusura del pacchetto; anche se la trovata più geniale è probabilmente “Return To Tortuga”, che di fatto prosegue e ribalta in chiave violenta e metallara quanto fatto per l’appunto nella meno recente “Tortuga”, che invece eliminava quasi del tutto la componente metal al tempo dell’uscita nel 2020. C’è persino una breve fase al limite del thrash metal con la violentissima “Come To Brazil”, il che non può che confermare ulteriormente quanto da noi abbondantemente esplicato nella fase iniziale della recensione.
Chiaramente non siamo in presenza di un capolavoro, in quanto per superare una certa soglia di valutazione sarebbe necessaria un’ispirazione generale e dei picchi dall’altezza superiore rispetto a quanto raggiunto nei tre quarti d’ora scarsi di durata della tracklist, ma è anche vero che gli Alestorm difficilmente puntano a superarsi ad ogni costo, preferendo evidentemente rimanere in una sorta di comfort zone che, tuttavia, in questo caso si percepisce poco, essendo già di per sé un azzardo per loro immettere sul mercato un album così tagliente.
Per quel che ci riguarda, il nostro è un sonoro ‘bentornato’ a una band che non ha mai smesso di farci divertire, ma che aveva decisamente bisogno di riscoprire le proprie origini metallare, e che in questa sede non ha mancato di lasciarci stupefatti e con l’adrenalina a mille!