7.0
- Band: ALGEBRA
- Durata: 00:59:29
- Disponibile dal: 30/09/2019
- Etichetta:
- Unspeakable Axe Records
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Basterebbe la copertina per capire che ci troviamo di fronte ad un album non banale o comunque di una non così facile interpretazione. E se a ciò, aggiungiamo un titolo interrogativo il gioco è fatto: l’unica risposta possibile, la sola azione da compiere è quella di pigiare play e mettersi in ascolto. Loro sono gli Algebra, from Svizzera, e con il qui presente “Pulse?” timbrano per la terza volta il cartellino alla voce nuovo full-length. Un monicker più che aritmetico quello scelto dal gruppo di Losanna che identifica perfettamente la proposta sonora portata avanti da poco più di un decennio: un technical thrash old-school che, oltre a strizzare l’occhio a quella band che diede lustro metallico alla terra elvetica (avete detto Coroner?), richiama a sé i tratti tipici, e primordiali, di realtà d’oltreoceano che non hanno sicuramente bisogno di presentazioni: dai Metallica agli Slayer, dai Testament ai Sepultura. Un riferimento importante che trova il suo compimento proprio nell’ommaggio all’act carioca con una cover (discretamente eseguita) della cattivissima “Dead Embryonic Cells”. Pezzi calibrati, con un minutaggio mediamente lungo, mostrano chiaramente la volontà del quartetto svizzero di dare sfogo alle proprie capacità tecniche, realizzando un quadro sonoro più che variopinto in cui le contorsioni ritmiche si attivano e si smorzano come delle vere e proprie pulsazioni.
E se nella prima parte dell’album i contorni del marchio Coroner risultano più visibili, con il prosieguo dei brani, l’orecchio si sposta sulle sponde americane, avvicinandosi, tra gli altri, agli schemi proposti nel periodo divino-diabolico di Tom Araya e compagni (“Simulated Mind”). Progressioni repentine, alternate a stacchi più ragionati che vengono riassunti nella complessa titletrack: poco meno di nove minuti durante i quali tutte le caratteristiche sopra menzionate s’incastrano tra loro, pur con qualche spigolosità. Già perché, pur essendo un album meritevole, che necessita comunque di svariati ascolti, non tutto funziona alla perfezione: la qualità c’è, le idee anche, ma all’appello mancano due tasselli necessari per un definitivo miglioramento. Punto primo: traspare lungo l’intera oretta di “Pulse?” una carenza di verve espressiva; chiamiamola pure cazzutaggine ma, quel piglio in più, utile a caricare ulteriormente un pezzo, stenta ad emergere. Seconda cosa, che forse è anche la causa di quanto appena descritto: la prova vocale di Chaos Edy. Monocorde, raschiosa ma senza il giusto mordente, l’ugola del chitarrista svizzero risulta talvolta disturbante, o comunque poco partecipe con il resto delle fitte trame intarsiate dagli strumenti, tanto che, conti alla mano, ottengono maggior interesse gli sprazzi musicali in cui il timbro di Chaos Edy rimane in sordina. Detto questo, il passo compiuto dagli Algebra non è da sottovalutare: i mezzi per migliorarsi ci sono; c’è da lavorare!