7.0
- Band: ALGOL
- Durata: 00:41:01
- Disponibile dal: 02/03/2012
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Molto accattivante, sebbene di carattere prettamente estremo, risulta essere la proposta dei nostrani Algol, combo padovano che debutta su etichetta con questo “Complex Shapes”, dopo aver esordito nel 2007 con l’autoproduzione “The Wisdom Lost”. Il nuovo disco pare essere ambizioso e curato: si vedano in partenza la bellissima cover di Travis Smith – occorre presentarlo? – il mastering e le featuring del guru svedese Dan Swano – occorre presentarlo? – e l’ospitata di Paul Speckmann, icona dei Master, pionieri del death metal americano – sì, lui occorreva presentarlo! L’ambizione e gli illustri corollari che circondano “Complex Shapes”, però, riescono solo in parte a far elevare il valore intrinseco della release, che si attesta sicuramente su livelli pienamente discreti, senza raggiungere, a conti fatti, quel di più che ci avrebbe permesso di considerarlo in maniera ancora migliore. Gli Algol suonano un thrash-death metal melodico parossistico e dagli accenti frenetici, supportato da massicce e roboanti dosi di tastiere, tanto che il primissimo nome che ci viene alla mente, in associazione con il sestetto, è quello dei Children Of Bodom. I riff di Andrea Donadon si intersecano perfettamente con le keyboards multicolori di Raffaele Benvegnù e con i solismi di Cristiano Agostini, dando alle composizioni un tiro, una ferocia ed un’immediatezza che sono di sicuro i punti forti della musica contenuta in “Complex Shapes”. Pare gli Algol vadano assorbiti alla velocità della luce ed è probabilmente la scelta azzeccata. Nei pochi momenti in cui la band allenta la tensione, oppure nelle soluzioni in voce pulita, si perde infatti qualcosa e l’adrenalina che permea tutto l’album subisce picchi negativi che destabilizzano un po’. Per fortuna i ragazzi ci tengono a mantenere alti i bpm, così ci vuole davvero poco per ri-precipitare in un vortice sonoro degno dei già citati COB degli esordi oppure di certi Dark Tranquillity. Le tastiere insistono parecchio su giri neoclassici, tanto che a tratti corpose influenze Rhapsody (Of Fire) vengono a galla, così come le linee vocali pulite non disdegnano rasentare echi di Blind Guardian. Sono comunque validi gli intrecci vocali scream/growl tra Alessandro Fabris e Alessandro Mantelli, quest’ultimo anche bassista, e ci teniamo a precisare come le clean vocals siano tutte ad appannaggio di ospiti esterni. Insomma, “Complex Shapes” si riassume in un buon lavoro appagante e piacevole da ascoltare, e gli Algol hanno quasi tutti i crismi per poter crescere e maturare molto, magari raffinando un pelino l’approccio alla composizione e cercando quel minimo d’atmosfera in più che il loro sound pare giusto abbia. Un disco che si apprezza comunque con facilità.