ALICE COOPER – Dirty Diamonds

Pubblicato il 13/09/2005 da
voto
8.0
  • Band: ALICE COOPER
  • Durata: 00:46:52
  • Disponibile dal: //2005
  • Etichetta:
  • Spitfire Records
  • Distributore: Edel
Streaming non ancora disponibile

Il vecchio Zio Alice… Quest’anno ha spento cinquantasette candeline, eppure eccolo ancora qui a dare lezioni a intere generazioni di rocker imberbi. Di acqua ne è passata sotto i ponti, dal lontano 1969 di“Pretties For You”, e più di una volta Alice Cooper era stato dato per spacciato. Invece il maestro dello shock rock è sempre risorto, sorprendendo fan e detrattori, proprio come la strega da cui prende il nome. Certo, attraversare più di tre decadi nel music business non èuna cosa semplice per nessuno e Alice, in più di una occasione, ha dovuto farsi furbo, cambiando abiti e maschere, modificando stili ed influenze, cavalcando tendenze e mode, pur senza mai rinunciare alla sua inconfondibile personalità, quel tocco di carisma e grandezza che fa la  differenza tra i veri artisti e i semplici mestieranti. Se negli anni ’70, dunque, Alice Cooper aveva piazzato sul tavolo un poker di capolavori indiscussi (“Love It To Death”, “Killer”, “School’s Out”e “Billion Dollar Babies”), seguiti dal suo apice assoluto (“Welcome ToMy Nightmare”), dagli anni ’80 fu un continuo evolversi, navigando tutte le principali correnti musicali dell’ultimo quarto di secolo.Ovviamente non tutto funzionò sempre al meglio, tant’è che è praticamente impossibile trovare un fan, anche il più sfegatato, che riesca ad apprezzare lavori quasi inascoltabili come “Zipper Catches Skin”, ma finalmente arrivò la rinascita. Alice Cooper cambiò di nuovo maschera: sfoderò prima quei due lavori (fin troppo) patinati che rispondono al nome di “Trash” e “Hey Stoopid”, grazie ai quali venne letteralmente rilanciato verso il successo, attraversando così tutti gli anni ’90; e poi, proprio nel periodo in cui imperavano i suoni iper-saturi e tecnologici del nu-metal, diede vita al bellissimo“Brutal Planet”, un album oscuro, moderno, cattivo e ironico, capace dibattere coloro che si professavano suoi discepoli (chi ha detto MarilynManson?) sul loro stesso terreno. Questo breve riassunto della carriera di Alice Cooper è doveroso, a parere di chi scrive, per poter seguire il nuovo corso dell’artista di Detroit. Se, infatti “Dragontown”, il successore di “Brutal Planet”, lasciava presagire un crollo di creatività, la nuova ondata di gruppi che, da qualche anno, stanno attuando un vero e proprio revival dell’hard rock settantiano, sembra aver risollevato il tutto. Stando alle stesse dichiarazioni di AliceCooper, band come White Stripes e Jet sono state, per il cantante, una ventata d’aria fresca, che gli hanno ricordato come, in fondo, quello che sapeva fare meglio era proprio questo: del sano, vecchio hard rock.Così, per un singolare caso di corsi e ricorsi, band cresciute ascoltando, tra gli altri, gli album di Alice Cooper si sono trasformate nell’ispirazione per un nuovo ritorno di uno dei loro eroi.Il primo passo di questa nuova carriera è stato “The Eyes Of AliceCooper”, un album grezzo e stradaiolo, che ci riconsegnava un artista in piena forma. “Dirty Diamonds” è, adesso, la naturale continuazionedel discorso iniziato con l’album precedente, addirittura estremizzando il percorso di riscoperta delle radici artistiche di Alice Cooper. Da una parte la musica si fa ancora più scarna, con una produzione assolutamente ‘live in studio’ e priva di qualsivoglia rifinitura; dall’altra, invece, assistiamo a una maggiore cura per gli arrangiamenti, con l’integrazione di fiati e hammond, proprio come negli album del periodo d’oro. Anche in questo caso la qualità è altissima ed Alice, aiutato dal fido Ryan Roxie, con cui ha trovato un’intesa eccezionale, confeziona una manciata di canzoni irresistibili: semplici, dirette, costruite su pochi accordi come una volta, tanto che vi ritroverete a cantarle subito, al primo ascolto.L’hard rock di “Woman Of Mass Destruction”, le melodie glam di “YouMake Me Wanna”, la carica quasi punk della title-track e il rock ‘n’roll della splendida “Sunset Babies (All Got Rabies)”, le atmosfere horror di “Zombi Dance”… impossibile non farsi coinvolgere, soprattutto se, dietro al microfono, c’è il ghigno sornione di AliceCooper, come sempre insuperabile nel raccontare storie impregnate del suo classico humor nero.
Infine, una nota particolare va fatta per i due brani acustici di“Dirty Diamonds”: il primo, “The Saga Of Jesse Jane” è una meravigliosa ballad country western, dove Alice emoziona e meraviglia con una interpretazione profonda e sentita, degna di Johnny Cash; mentre l’altro, “Pretty Ballerina”, è una cover dei The Left Banke, dolce e non eccessivamente stravolta, dove Mr. Cooper abbandona il suo tipico tono graffiante, in favore di una impostazione calda e suadente.Sicuramente ci sarà qualcuno che, ascoltando “Dirty Diamonds”, si sentirà in dovere di sottolineare come questo non possa competere con i primi insuperabili lavori, che i tempi d’oro sono passati, e di come, tutto sommato, quest’album non offra niente di nuovo. Obiezioni legittime e, forse, anche vere. D’altra parte è assurdo aspettarsi, dopo trentacinque anni di carriera, che Alice Cooper componga un capolavoro dopo l’altro; al contrario non può che far piacere vedere come una leggenda che non deve dimostrare più niente a nessuno sia ancora capace di sfoderare gli artigli e di graffiare, con la serenità e la sicurezza di chi sa di essere, sempre e comunque, un numero uno.

 

TRACKLIST

  1. Woman Of Mass Destruction
  2. Perfect
  3. You Make Me Wanna
  4. Dirty Diamonds
  5. The Saga Of Jesse Jane
  6. Sunset Babies (All Got Rabies)
  7. Pretty Ballerina
  8. Run Down The Devil
  9. Steal That Car
  10. Six Hours
  11. Your Own Worst Enemy
  12. Zombi Dance
  13. Stand (bonus track)
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