10.0
- Band: ALICE COOPER
- Durata: 00:43:29
- Disponibile dal: 11/03/1975
- Etichetta:
- Atlantic Records
- Distributore: Warner Bros
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L’inizio del 1974 non è un momento particolarmente fortunato per la band che risponde al nome di Alice Cooper: reduce dallo scarso successo di “Muscle Of Love”, il gruppo ha capito che c’è qualcosa da cambiare per ritornare ai massimi livelli ma, come spesso accade, ogni membro ha la sua idea che sembra non conciliarsi con quella degli altri musicisti. Per sintetizzare, mentre i ragazzi del gruppo sono convinti di poter imboccare una linea meno teatrale, raggiungendo gli obiettivi senza orpelli di scena, Alice vuole puntare ancora più in alto, realizzando uno show mai visto prima, in grado di scalzare dal trono della spettacolarità perfino quella macchina da guerra perfetta che sono i Kiss. Il cantante decide allora di proseguire per la sua strada, anche da solo se necessario, ed inizia a costruire uno spettacolo in pieno stile Alice Cooper, ma degno di Broadway. Assieme al suo manager, Shep Gordon, investe praticamente tutto il suo capitale in questa impresa, circa 400.000 dollari a testa, e per trovare il resto del denaro i due usano un espediente: Alice Cooper è vincolato da un contratto e non potrebbe pubblicare un album per un’altra casa discografica (che potrebbe sborsare i soldi necessari), a meno che non si tratti di una colonna sonora. Il progetto, quindi, diventa questo: un disco grandioso, uno spettacolo teatrale mai visto e, perchè no, anche un film, che si tramuterà poi in un show televisivo. Alice si unisce quindi al chitarrista Dick Wagner, al produttore Bob Ezrin (che ha da poco pubblicato “Berlin” di Lou Reed) e al compositore Alan Gordon; si trasferiscono alle Bahamas ed iniziano a lavorare di buona lena su “Welcome To My Nightmare”, che verrà registrato con una pletora di turnisti di alto livello, che comprende il chitarrista Steve Hunter a fare da contraltare a Wagner, i batteristi Johnny Badanjek e Whitney Glan, i bassisti Prakash John e Tony Levin, e Josef Chirowsky alle tastiere. Il risultato è un album praticamente perfetto che narra la caduta nell’abisso della follia di Steven, attraverso una manciata di canzoni che rappresentano la summa di tutta la poetica di Alice Cooper. “Welcome To My Nightmare” accoglie l’ascoltatore nel sinistro mondo creato dall’artista, tra fiati e melodie maligne; “The Black Widow” porta all’estremo la passione del cantante per i film horror, accogliendo la performance epocale di Vincent Price che racconta le atrocità commesse dall’aracnide più celebre al mondo; “Only Women Bleed” è una ballata delicata e struggente sulle violenze subite dalle donne, impreziosita dall’arrangiamento orchestrale enfatico di Ezrin; “Some Folk” affascina con il suo citare “Fever” di Peggy Lee; mentre “Cold Ethyl” e “Department Of Youth” mostrano il lato più rock ed impulsivo del cantante. L’apice, però viene raggiunto dall’incredibile “Steven”, un brano semplicemente spaventoso nella sua capacità di descrivere alla perfezione la follia del protagonista: la prova vocale del cantante è incredibile, allucinata, spaventata, e mostra una adesione totale tra personaggio e performer, mentre la musica non è certo da meno, con quel pianoforte ossessivo e quella liberatoria esplosione che accompagna il nome “Steven”. “Welcome To My Nightmare” rimarrà negli anni a venire uno degli episodi più fortunati della discografia di Alice Cooper, una vetta eguagliata in pochissime altre occasioni dall’artista americano e un punto di riferimento per tutti gli artisti che vantano una componente visiva e teatrale così forte. In altri lavori dello zio Alice ci sono hit clamorose e famosissime, che rimarranno per sempre nella storia, ma qui, tra i solchi di “Welcome To My Nightmare”, lo spirito della strega bruciata a Salem nel diciassettesimo secolo vive al suo massimo splendore.