8.0
- Band: ALICE IN CHAINS
- Durata: 01.07.16
- Disponibile dal: 28/05/2013
- Etichetta:
- Virgin
- Distributore: EMI
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Tutti coloro che hanno realmente dato una possibilità a “Black Gives Way To Blue” hanno cancellato il quesito esistenziale che si poneva sugli Alice In Chains orfani di Layne Staley. Rimessa in moto la macchina si può anche dare un seguito ad un disco tanto difficile, nei giusti tempi e con delicatezza, ed è ciò che accade nel 2013 con questo “The Devil Put Dinosaurs Here”. Cantrell in prima persona ne è pienamente consapevole: “nessuno rimarrà sorpreso di quello che sentirà. Siamo noi, ma allo stesso tempo è un disco unico”. Eccoci quindi dinanzi a un album vicinissimo al precedente nel suono, negli umori e nel feeling, nel complesso più lento e forse meno claustrofobico, segnato ancora una volta da sludge, doom di scuola Sabbath e vibrazioni dal famigerato sound di Seattle. Maturità e sobrietà emergono in maniera prepotente come una sorta di luce più forte, che illumina l’ambiente in una produzione più cristallina, forgiata indiscutibilmente nelle matrici sonore del gruppo ma più snella di distorsioni e sovraincisioni. Lo sporco c’è ancora ed è intenzionale (“Phantom Limb”), gli Alice In Chains non hanno alcuna intenzione di lavarselo di dosso. La lentezza che caratterizza la raccolta dona aria alle vocals di Cantrell e DuVall, libere di elevarsi in maniera meno drammatica, in perenne contrasto col commento sonoro e sempre a braccetto, spesso del tutto indistinguibili nella simbiosi armonica, in generale con una punta di speranza in più. Sentirete parlare molto di “Stone”, “Scalpel”, “Voices” e “Hollow” ma non c’è calo d’intensità poetica in questi 67 minuti che sovvertono alle regole moderne del mercato discografico, come se fossero estratte da un limbo senza tempo. Un altro capitolo importante, impressionante ed eccellente, rispettosamente un passo indietro agli immortali ed intoccabili “Facelift”, “Dirt” ed “Alice In Chains”.