ALIEN WEAPONRY – Tangaroa

Pubblicato il 18/09/2021 da
voto
6.0
  • Band: ALIEN WEAPONRY
  • Durata: 00:49:12
  • Disponibile dal: 17/09/2021
  • Etichetta:
  • Napalm Records
  • Distributore: Audioglobe

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C’è un gran chiacchericcio intorno agli Alien Weaponry, formazione Neozelandese formata dal diciannovenne Lewis de Jong (chitarre, vocals) insieme ai ventunenni Henry de Jong (batteria) e Tūranga Morgan-Edmonds (basso). Il debutto “Tū” (2018) è valso tour con Slayer, Black Label Society e Gojira, assieme al grande entusiasmo di una parte della stampa specializzata, che li ha inseriti velocemente tra le promesse per il futuro del metal. Dalla loro il trio ha la giovane età, l’energia e la tracotanza che garantiscono ottime prestazioni dal vivo e, soprattutto, una fortissima caratterizzazione: la band ha origine maori e lo manifesta in maniera insistente, dallo stile musicale alle influenze ai temi lirici. Sgombriamo il tavolo da ogni dubbio: chi ha seguito la fase “Roots” dei Sepultura, e anche chi l’ha amata alla follia, avrà davvero pochi sussulti davanti ad una proposta che mischia thrash, groove metal e nu-metal con del riffing primitivo e l’onnipresenza di musica indigena. Cambia la localizzazione geografica, ma la ricerca del mantra ossessivo nelle vocals, il riffing minimalista, le fondamenta costruite su groove e percussioni tribali sono esattamente le stesse della sbandata di Max Cavalera fatale ai suoi Sepultura. Nessuna fondamentale evoluzione per questo secondo album “Tangaroa”, in quanto l’ossatura della proposta resta grossomodo la stessa, tranne sporadici allunghi verso territori inediti che, purtroppo, si dimostrano fuori dalla portata del giovane trio. La ricerca della melodia e il tentativo di imbastire strutture più elaborate, sulla falsariga dei Gojira, raggiungono un risultato incerto e poco incisivo come si può constatare nella titletrack, in “Blinded” o in “Crooked Monsters”. Va anche peggio con l’esperimento alternative anni ’90 di “Unforgiving”, che sbrodola in sette minuti di vero grattacapo. Ci si diverte anche, per carità: le prime tre tracce, “Dad” e “Down The Rabbit Hole” girano bene, hanno buone intuizioni e siamo sicuri renderanno anche meglio in un contesto live. A conti fatti l’impressione, purtroppo, è che l’enorme hype buttato sulle spalle di questi ragazzi, soprattutto quando si sottintendono alte aspettative sulla maturazione artistica, non ha fatto altro che danneggiare una band che ha del potenziale certo, ma che necessita di tempo, di un ottimo producer e magari anche di qualche spintarella da autori esterni, cose che un management di altissimo profilo come quello Rick Sales (Slayer, Gojira, Mastodon e Ghost) può fare ad occhi chiusi. Se questo viene presentato come ‘il futuro del metal’, al momento non ci siamo. Decisamente l’hype non basta.

TRACKLIST

  1. Titokowaru
  2. Hatupatu
  3. Ahi Kā
  4. Tangaroa
  5. Unforgiving
  6. Blinded
  7. Kai Whatu
  8. Crooked Monsters
  9. Buried Underground
  10. Dad
  11. Īhenga
  12. Down The Rabbit Hole
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