8.0
- Band: ALL MY FAITH LOST...
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 09/03/2021
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Gli All My Faith Lost… fanno musica silenziosa. Per farvi capire cosa intendiamo, non possiamo che indirizzarvi all’ascolto di “Untitled”, album che segna il ritorno della band dopo oltre un decennio di pausa e occasione ideale per immergervi nell’ immaginario di questa gemma dell’underground italiano. Diciamo ‘immaginario’ perché ciò che più contraddistingue il progetto friulano è probabilmente la sua capacità di creare, pur con composizioni per molti versi minimaliste, un mondo di atmosfere ed emozioni fortemente distintivo, in cui scenari darkwave di etereo romanticismo si intrecciano con un folk acustico dalle suggestioni preraffaellite. La band ha sempre dichiarato il proprio debito verso gruppi come i Black Tape For A Blue Girl (Sam Rosenthal in persona ha pubblicato un loro EP-tributo), ma c’è molto di più. Nella musica degli All My Faith Lost… si stratificano influenze che vanno dagli antichi madrigali al Romanticismo pianistico, dal folk al repertorio classico per chitarra, il tutto tenuto insieme attingendo a piene mani da ispirazioni artistiche e letterarie. Volendo forzare un paragone, è un po’ come se Emily Dickinson e Nick Cave facessero musica insieme, con due voci, due chitarre, violino, violoncello, pianoforte e flauto traverso.
Il motivo per cui ci sentiamo di dire che “Untitled” è un buon disco sia per ritrovarli che per scoprirli, è che questo atteso nuovo lavoro racconta con ispirata freschezza vent’anni di carriera in cui gli All My Faith Lost…, tra un silenzio e l’altro, ci hanno sussurrato le loro visioni, sovrastando le urla del mondo con la loro grazia disarmante. Lasciate un po’ alle spalle le composizioni ‘cameristiche’ degli esordi e facendosi ispirare con originalità dal Surrealismo visivo, gli All My Faith Lost… riprendono discorso interrotto con “Decade” (2009) trasportandolo, però, in uno scenario ancora più essenziale e rarefatto. L’intero album è una passeggiata notturna in cui si ascoltano racconti dolenti (come nelle belle “Nymphs IV” e “White Thread”), si attraversano foreste incantate (“The Inconvenience Of Spirit”, che col suo incupirsi repentino è forse il pezzo migliore di tutto il disco) e ci si aggira in saloni dove cui sembra di percepire un lieve agitarsi di tende accanto a un piano solitario (“Awakening Of The Moon” rievoca alcune celebri composizioni ottocentesche per pianoforte). Cercare di inquadrare stilisticamente i singoli pezzi – che pure presentano ora un carattere più marcatamente folk, ora un sapore più neoclassico – è fattibile, ma francamente controproducente: il piacere dell’ascolto sta proprio nell’abbandonarsi alla raffinata commistione di tutti questi elementi, che lascia ipnotizzati da un’esperienza onirica e profondamente emozionante.
“Untitled” è, a tutti gli effetti, un album fuori dal tempo, moderno e antico, sospeso in una malinconia struggente e delicatissima. Ancora una volta, gli All My Faith Lost… sono arrivati in punta di piedi, hanno fermato il mondo con la loro purezza regale, e hanno posato il loro indice leggero sulla bocca del caos. Dopo tutta questa bellezza, che si dissolve in un fruscio del vento tra gli alberi, resta solo il silenzio.