7.5
- Band: ALL PIGS MUST DIE
- Durata: 00:34:56
- Disponibile dal: 27/10/2017
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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Da quando gli All Pigs Must Die sono riusciti ad affrancarsi dalla definizione di progetto parallelo, cementando la loro line-up e iniziando a farsi vedere dal vivo, la loro proposta si è resa protagonista di un netto affinamento, tanto che le semplici (e favolose) sfuriate death’n’roll degli esordi oggi rappresentano una parentesi sempre più rara nel loro repertorio. Con la pubblicazione di “Nothing Violates This Nature”, album che può già essere visto come una sorta di spartiacque nella loro carriera, gli statunitensi hanno elaborato una formula più sfaccettata e accorta, che condensa le influenze di un tempo con un incedere maggiormente tetro e pesante, a cui fa da collante una minuziosa apertura alla melodia. Il nuovo “Hostage Animal” non si sottrae da tale codice, abbracciando ulteriormente un afflato tenebroso che rimanda con decisione a sonorità extreme metal. Davanti a tracce come “End Without End”, “Cruelty Incarnate” o “Heathen Reign”, si può senz’altro affermare che sinora gli All Pigs Must Die stiano facendo il possibile per evitare di apparire come una band clone di se stessa, intenta a rilasciare ciclicamente dischi uguali ai precedenti fino al raggiungimento dell’età pensionabile. L’inserimento ufficiale del chitarrista Brian Izzi ha fatto soltanto bene al gruppo: il leader dei Trap Them ha portato esperienza e una ulteriore dose di ricercatezza, mettendo il songwriting nelle condizioni di raggiungere nuovi picchi di varietà e di emotività. I cinque oggi sanno dilatare i midtempo – sprofondando amabilmente nello sludge e in un climax drammatico e claustrofobico – e un minuto dopo deragliare su accelerazioni e riff impattanti che si stampano subito in testa. Volendo restare nella scena hardcore/metal del Massachussetts, oggi potremmo quasi vedere gli All Pigs Must Die come il punto d’incontro fra la forza scardinatrice e le influenze death e black metal dei suddetti Trap Them e l’intellettualismo dei noti Converge – una cosa per certi versi immaginabile, vista la presenza di Ben Koller dietro le pelli. Nella tracklist mnca forse un vero brano-principe, ma “Hostage Animal” riesce comunque a confermarsi un ritorno completo e vitale, capace già dopo un solo ascolto di fugare ogni dubbio rimasto sulla longevità e il temperamento di questa formazione.