6.5
- Band: ALLEN - LANDE
- Durata: 01:01:23
- Disponibile dal: 8/11/2010
- Etichetta: Frontiers
- Distributore: Frontiers
Eccoci al terzo round della lotta che dal 2005 vede impegnati Russel Allen e Jorn Lande, pesi massimi tra i cantanti del metal potente ed elegante. Introdotti dalla oramai consueta copertina che raffigura come sempre creature gigantesche impegnate in lotta fra loro con fuoco, zanne e artigli, i due si preparano ad affrontarsi sul loro terreno preferito, ovvero un metal di classe ma massiccio, composto dall’onnipresente polistrumentista Magnus Karlsson, che fa delle melodie, dei riff di chitarra e della accessibilità dei ritornelli i propri punti di forza. Esattamente su queste caratteristiche si muove infatti l’iniziale “The Showdown”, bello e trascinante esempio di metal tastieristico ma robusto, che fa da contorno ad una prova dei due cantanti veramente da incorniciare. Dopo questo eclatante inizio (per chi recensisce l’opener è il miglior pezzo del lotto) il “combattimento” prosegue però su coordinate fin troppo simili, alternando alcuni colpi ben assestati (la bella “Copernicus”, molto intensa, e la divertente “We Will Rise Again”, impreziosita da un assolo degno di nota), una serie di pezzi interessanti ma di minore impatto e un paio di falli tecnici (l’anonima “Maya” e la debole “Never Again”). Dopo circa un’ora di musica l’incontro finisce dunque al suono del gong e viene spontaneo chiedersi chi sia il vincitore. Purtroppo, però, stavolta di vincitori non ce n’è. Anzi, forse c’è invece una sconfitta, ed è l’originalità: sì, perché se anche ciascuna canzone di “The Showdown” presa singolarmente si presenta come un prodotto di qualità ottimamente suonato, il disco nel complesso tende troppo a rassomigliare ai due che lo hanno preceduto. Tale è la somiglianza nella struttura dei tre dischi (sempre dodici canzoni, equamente divise trai due cantanti, con lo stesso rapporto tra ballad e pezzi più intensi) che se per assurdo si prendessero tutte le song pubblicate per il progetto Allen-Lande e le si mischiassero assieme, ricreando i tre dischi con tracklist differenti, non ci si renderebbe molto conto della differenza con gli originali. Intendiamoci, il prodotto è di assoluto valore dal punto di vista tecnico e musicale, è impensabile negarlo, ma giunto al terzo album il fan può lecitamente aspettarsi un piccolo cambio delle carte in tavola, che renda interessante lo scontro. Un cambio che ancora non c’è stato, salvo forse per una marcata tendenza in questo album a dare più importanza alle tastiere. Album dunque consigliatissimo per chi si avvicina a questo progetto per la prima volta, ma se già con “The Revenge” vi eravate chiesti come mai niente fosse cambiato rispetto al debutto, forse vi conviene ascoltarlo solo per godere delle belle canzoni in esso contenute, lasciando stare la ricerca di un’originalità che purtroppo sembra mancare.