6.0
- Band: ALLEN/OLZON
- Durata: 00:53:48
- Disponibile dal: 09/09/2022
- Etichetta:
- Frontiers
Spotify:
Apple Music:
Secondo capitolo per la collaborazione tra Russell Allen (stimatissimo vocalist dei Symphony X) e Anette Olzon (talentuosa cantante già in forze nei Nightwish, oggi impegnata su vari fronti, tra cui i The Dark Element), capitanata dal polistrumentista e songwriter Magnus Karlsson (chitarrista dei Primal Fear, nonché mente dietro a tanti progetti simili a questo, come Allen/Lande, Kiske/Sommerville). La linea musicale del super-gruppo rimane immutata rispetto all’esordio: un metal molto melodico con elementi sinfonici, ottenendo un power metal molto più vicino alle esperienze di Olzon che a quelle di Allen – per nulla prog, sguarnito di ogni elemento di ricercatezza, con uno sguardo invece attento alle tendenze mainstream odierne. Forti elementi quasi rock-pop (“Out Of Nowhere”, “All Alone”, “Never Too Late”) si miscelano piuttosto armoniosamente con composizioni che manifestano una grande classe nel maneggiare gli stilemi di certo metal (le ottime “Carved Into Stone” e “Look At Me”, completamente devote ai Nightwish del periodo Olzon e con una certa comunanza con gli ultimi vagiti musicali di quel Timo Tollki ancora equilibrato).
È quasi impressionante la capacità di Karlsson nel confezionare quasi un’ora di brani precisi, puliti, qualitativamente impeccabili, rivolti a quella platea di ascoltatori che si trova al confine tra gusti più o meno commerciali – sicuramente piuttosto distanti dalle istanze e le estetiche di quasi tutto il metal contemporaneo, ma saldamente affezionati a quel power metal che in un certo periodo raggiunse le classifiche di mezzo mondo. Al contempo, però, questo modus operandi crea una spessa patina di ‘plastica’ attorno a tutto l’album: si ha la sensazione di star assistendo a un allestimento musicale, ascoltando un lavoro commissionato a dei grandi professionisti, rinunciando a qualsiasi pulsione espressiva, capitalizzando ai massimi livelli la capacità (di pochi) di rendere mestiere un’arte. In questo “Army Of Dreamers” è tutto perfetto: Allen magari non sfodera il meglio di sé, ma la sua è una performance inattaccabile; Olzon (al netto dei gusti personali di chi ascolta) è una cantante bravissima e non sbaglia nulla; Karlsson esegue ogni nota nell’esatto modo in cui andrebbe eseguita… Eppure di tutto questo album, molto probabilmente, non rimarrà quasi nulla. Perché, in ultima analisi, si tratta di un lavoro derivativo, senza spunti in grado di scuotere l’ascoltatore, e quasi certamente senza una vera anima pulsante che abbia spinto i musicisti coinvolti a volerlo realizzare. La confezione – dalla produzione all’esecuzione tecnica di ogni singolo componente – è tanto perfetta da non poter considerare “Army Of Dreamers” un album insufficiente, tuttavia, senza dubbio, per chi ama il metal melodico, attualmente ci sono progetti molto più interessanti, vivaci – e ‘veri’.