6.5
- Band: ALPHA LEGION
- Durata: 00:43:20
- Disponibile dal: 23/11/2012
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Colpisce positivamente l’esordio discografico, autoprodotto, degli Alpha Legion, quintetto dalle forti influenze power/progressive proveniente da Torino. Formatasi appena un paio d’anni fa, nel 2010, la band si presenta al suo primo incontro con il mercato discografico certamente fornita di buone carte da giocare, tra le quali, oltre la necessaria buona preparazione strumentale, è doveroso citare un buon orecchio nello scovare sempre ottime melodie e anche una discreta capacità compositiva, che si declina in una buona reinterpretazione dello stile e dei cliché del genere di appartenenza. Abbiamo parlato di reinterpretazione e non di originalità, perché stiamo trattando sicuramente di un prodotto derivativo sia nel suono che nelle soluzioni compositive ma che, grazie a diverse qualità che citeremo nell’analisi dei vari pezzi, riesce a colpirci favorevolmente, facendoci dimenticare abbastanza agilmente il fastidioso alone di ‘già sentito’ che critichiamo spesso nelle giovani band specialmente del girone power/progressive. Scarsa originalità dunque, dicevamo, ma che viene nascosta da qualità individuali, passione collettiva, voglia di fare e una produzione pulita e potente, che esalta le azzeccate scelte melodiche che la band opera sui nove pezzi di questo CD. “Master Of Fire” si apre con una stereotipata intro narrata, quasi d’obbligo comunque, trattandosi di un concept di stampo fantasy. I due minuti della succitata introduzione sfociano subito in “Beyond The Universe”, il brano in realtà che più di tutti ci stupisce e ci strappa sinceri applausi. Sullo stile dei Secret Sphere dell’ultimo, bellissimo, album del mese scorso, gli Alpha Legion mettono in apertura sei minuti di pezzo strumentale che, grazie ad un ottimo gusto solista da parte del chitarrista Venneri e alle indispensabili orchestrazioni del tastierista Mirto, davvero ci spalanca gli occhi, tenendoci incollati al disco in attesa di sentire il seguito. Purtroppo, come dicevamo, veniamo poi un po’ riportati con i piedi per terra dalla successiva “Infernus The Savior”, pezzo che, sebbene risulti orecchiabile e gradevole, manca della classe e della grandeur dell’ottima partenza. Complice anche una prestazione altalenante (su questo pezzo) del vocalist Battistoni, i quattro minuti di questo brano scorrono dunque senza infamia e senza lode. Al già citato Battistoni viene però data subito la possibilità di riscattarsi con il brano successivo “The Ballad Of The Queen” e, più avanti, con “I’m Looking For A God”: ballate di stampo power, che piacciono però proprio per un’ottima esibizione del cantante, che si rivela molto bravo nel dosare la voce su passaggi più evocativi ed emozionali che su quelli da ‘sirena’ power. Gli altri pezzi contornano un po’ i brani che vi abbiamo sottolineato, mettendo sempre in chiara evidenza la bravura di Venneri e di Mirto e il buon orecchio che i Nostri hanno per le melodie vocali. Il disco finisce in salita con la buona “A New Era”, brano che ci mostra anche la capacità del gruppo di staccarsi dai loro numi tutelari: infatti il pezzo si rivela molto personale, sottolineato da un andamento ritmico mutevole e cangiante, che non ci saremmo aspettati. Insomma, se il buon giorno si vede dal mattino, dare un occhio agli Alpha Legion non si rivelerà un errore. La strada è quella giusta!