• Band: ALPHA TIGER
• Durata: 00:49:33
• Disponibile dal: 19/01/2015
• Etichetta:
• SPV Records
• Distributore: Audioglobe

Fa sempre piacere vedere un certo grado di progressione in band dalla storia ancora corta… E’ importante che il cosiddetto ‘sangue fresco’, quelle giovani compagini a volte anche stilisticamente ancorate a sonorità di epoche precedenti, mostrino una certa voglia di fare, di migliorare e di mettersi in gioco. E’ il caso degli teutonici Alpha Tiger, gruppo heavy classico messosi in mostra nel 2011 grazie al buon debutto “Man Or Machine”, bissato subito l’anno successivo dall’ancora migliore “Beneath The Surface”, che presentava un ottimo anche se non originalissimo reimpasto di Iron Maiden, primi Queensryche ed Helloween. Il qui presente “iDentity” fa in qualche modo fede al proprio nome, e lavora appunto sull’identità del gruppo in sè, cercando di sbozzarne la personalità nascosta e mostrando appunto una certa voglia di migliorare proprio sotto l’aspetto sul quale erano un po’ carenti, l’originalità. La proposta musicale è sempre un tipico heavy metal Anni ’80, non ci si sbaglia; rispetto al predecessore c’è però da segnalare meno influenza dal power e dallo speed, e un’orizzonte che guarda più oltreoceano, al sound tagliente e riflessivo dei primi Fates Warning. Parole simili vanno posate, non è assolutamente nostra intenzione porre gli Alpha Tiger nel calderone del progressive, ma il paragone fatto riferendosi ai più metallici esordi della band di Jim Matheos sembra in qualche modo tenere. L’influenza poi ‘americaneggiante’ è aumentata dal sound della nota band di Seattle, i Queensryche, caratteristica questa che contribuisce anch’essa ad allontanare l’ombra del power tipicamente europeo. L’attuale proposta degli Alpha Tiger mostra un certo coraggio e una grande voglia di mettersi in gioco, ma segnaliamo però che questa propositività, seppur ha migliorato l’aspetto relativo l’originalità del combo tedesco, ne ha anche minato in parte freschezza e spontaneità. La musica di “iDentity” è quindi più matura, più personale, ma anche leggermente meno diretta e meno d’impatto rispetto al terremotante predecessore. Qui abbondano tracce lunghette, quasi assenti nell’altro lavoro, e ogni canzone presente mostra in generale un piglio un po’ più ragionato, più attento a costruire buone melodie e assoli piuttosto che a lasciar esplodere velocità e potenza. Certo richiami al sound di “Beneath The Surface” ne troviamo… l’opener “Lady Liberty” ad esempio è un brano al limite dello speed che sicuramente fa il suo effetto anche su chi vuole solo muovere la testa su ritmi elevati.  “Scripted Reality” e “We Won’t Take It Anymore” sono canzoni che mantengono ancora solidi ponti col sound europeo dello scorso album, soprattutto la seconda che molto sa di Accept, ma la più cangiante “Revolution In Progress” e la progressiva “This World Will Burn” presentano lunghezze e cambi di tempo e atmosfere che sicuramente vestono meglio, come dicevamo, i Queensryche e i Fates Warning degli esordi. Anche le buone melodie della title-track “iDentity” (bello il ritornello) e “Long Way Of Redemption” ci parlano di una band in fase di mutazione… un cambiamento che non sappiamo dove li porterà, ma che troviamo salutare e rinforzante per l’autostima della band in sé. Peccato solo per il minor impatto emotivo che l’album ha avuto su di noi, un mezzo voto in più ci sarebbe anche piaciuto darglielo…