7.5
- Band: ALTAR OF PLAGUES
- Durata: 00:51:59
- Disponibile dal: 26/04/2011
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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"Mammal" è il secondo full-length ufficiale per gli Altar Of Plagues. All’uscita del loro debut "White Tomb" avevamo registrato l’entrata in scena di un gruppo di nuovi talentuosi compositori, che, partendo da dalle corde black metal, erano riusciti a creare uno strepitoso ibrido comprendente spunti post rock e sludge, il tutto all’insegna di atmosfere cupissime e apocalittiche. Il nuovo album, che segue il validissimo EP "Tides", non stravolge tutte le aspettative: di nuovo assai lugubre, il lavoro vede il gruppo irlandese ampliare ulteriormente (anche se non di molto) il proprio raggio di azione, inglobando soluzioni ambient che ne rendono la proposta ancora più plumbea. Se infatti "Neptune Is Dead" e "Feather And Bone" non allontano i nostri dai riferimenti e dall’impressionante livello qualitativo che avevamo sottolineato in occasione del primo disco (l’opener, in particolare, rientra già ora fra gli episodi migliori dell’intero repertorio), "When The Sun Drowns In The Ocean", al contrario, offre otto minuti di voci sciamaniche, percussioni, rumori, tintinnii e qualche semplice arpeggio per uno strabordante senso di ansia che sulle prime lascia confusi e successivamente incuriositi. Una parentesi enigmatica, che spezza in maniera significativa l’incedere del disco, prima che poi la miscela sonora che tutti conosciamo torni a far capolino nel finale. Un episodio che non ci sentiamo affatto di bocciare, poichè di certo non stona con l’atmosfera generale dell’opera, ma che tuttavia troviamo un po’ pesante o comunque non così necessario. La conclusiva "All Life Converges To Some Center", invece, ripropone il classico sound Altar Of Plagues: qui non c’è intenzione di virtuosismi e novità, tuttavia si fa fatica a pensare a un’altra band che in questo stesso campo sia in grado di comporre passaggi più ispirati e sentiti di questi. Inoltre, a favore del gruppo questa volta intervengono anche delle scelte di suoni e di produzione a dir poco azzeccate: la batteria ha acquistato in definizione e potenza, mentre le voci in espressività. Sia lo screaming che il pulito paiono infatti essere stati registrati live: entrambi più sgraziati rispetto ai lavori precedenti, ma infinitamente più emotivi… ideale complemento per musica tanto cruda e viscerale. In definitiva, pur non arrivando sui livelli di "White Tomb", la band ha confezionato quell’album di qualità e finezza che tutti si stavano aspettando. Resta qualche interrogativo su certe soluzioni adoperate… ed è proprio questo il bello. Ora diventa infatti particolarmente interessante seguire da vicino l’evoluzione di questi artisti, da prendere sul serio sempre e comunque.