8.5
- Band: ALTAR OF PLAGUES
- Durata: 00:49:59
- Disponibile dal: /06/2009
- Etichetta:
- Profound Lore
“White Tomb” è il primo lavoro sulla lunga distanza per gli Altar Of Plagues, gruppo irlandese non esattamente di primo pelo, avendo già dato alle stampe un paio di EP fra il 2007 e il 2008 e avendo suonato con una certa frequenza in madrepatria e nella vicina Gran Bretagna negli ultimi anni. A dargli oggi una visibilità più ampia rispetto a quella dei soli addetti ai lavori e dei maniaci dell’underground, ci prova l’etichetta di culto Profound Lore. Certo, sempre di una piccola label indipendente si tratta, ma il grande rispetto di cui gode quest’ultima negli ambienti doom e black metal dovrebbe garantire al disco una degna diffusione. E ciò è cosa buona e giusta, dato che ci troviamo al cospetto di un’opera decisamente ambiziosa e interessante. Quattro composizioni all’insegna di mesti paesaggi collocati su uno sfondo a base di una miscela di black metal, post hardcore/metal, ambient e doom. Volendo riassumere molto in breve e volendo dare un’idea sommaria di che cosa si siano resi protagonisti gli Altar Of Plagues in “White Tomb” tirando in ballo qualche nome/punto di riferimento noto, si potrebbe pensare a una black metal band eterea e “cinematografica” come i Wolves In The Throne Room che ogni tanto vira verso il sound dei Buried Inside o dei primi Isis, dando vita a brani lunghi e strutturati, che si muovono in un mondo nel quale la luce pare essere bandita e in cui i soli sentimenti esistenti sono malinconia, disperazione e rabbia. Di certo quattro tracce per quasi cinquanta minuti di musica potrebbero risultare a dir poco sfibranti a molti, tuttavia la forza della band risiede proprio in questa sua abilità nel creare lunghe e maestose nenie, che, pur risultando ostiche a un primo ascolto (complice anche l’utilizzo di blast-beat e sferzate prettamente black) non rinunciano mai a una certa dose di melodia, esplodendo in vortici di pura emotività proprio quando meno ce lo si aspetta. Il disco è assai articolato, tuttavia compatto nell’atmosfera e perfettamente coerente nel suo sviluppo. Le imponenti aperture strumentali, a volte acustiche, non sembrano mai aggiunte gratuite, quanto particolari indispensabili per rendere ancora più concreto e profondo il dipinto. E quando la voce interviene, questa non risulta mai alienante giusto per il gusto di esserlo: lo screaming gela il sangue, ma viene usato solo quando davvero serve. E a quest’ultimo, vengono poi affiancate altre soluzioni vocali, ora più vicine alla scuola post hardcore, ora a quella death-doom. Il tutto, lo ripetiamo, alternato con una coerenza che non si riscontra certo ogni giorno. Insomma… solidità e maturità di scrittura coniugate con una particolarissima miscela di sonorità desolanti e sperimentali: il segreto di “White Tomb” (che, tra le altre cose, ci regala “Gentian Truth”, uno dei brani dell’anno, per chi scrive) è essenzialmente questo. Facile a dirsi, molto meno a farsi: gli irlandesi Altar Of Plagues ci sono riusciti… e non è il caso di scrivere oltre.