6.5
- Band: ALTER BRIDGE
- Durata: 01:06:15
- Disponibile dal: 10/07/2016
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Prima o poi, doveva succedere. Dopo un filotto di quattro dischi di fila entrati di diritto in zona hot e nelle classifiche di fine anno – arrotondati a sei, volendo considerare anche i gemelli “Cauterize” e “Dust” del Tremonti solista -, è arrivato anche per gli Alter Bridge il momento di un album da ‘bene ma non benissimo’, cosa che di per sé fa notizia. Con il senno di poi, qualche segno premonitore l’avevamo avuto – con il passaggio da una major alla Napalm Records ed un cover artwork quanto meno discutibile -, anche se come sempre è la musica a parlare, e da questo punto di vista l’opener “Show Me A Leader” (scelta anche come primo singolo) lascia ben sperare, soprattutto in prospettiva live, grazie ad un giusto mix tra appeal radiofonico e chitarre tirate. Purtroppo le successive “The Writing on the Wall” e “The Other Side”, pur riportando in auge le atmosfere più cupe degli ultimi lavori e sperimentando sonorità più acide, sono ben lontane dagli standard qualitativi cui il quartetto di Orlando ci ha abituato, al punto che bisogna aspettare la californiana “My Champion” (non a caso scelta come secondo singolo) per ritrovare il sorriso, solo in parte smorzato dalla più rocciosa “Poison In Your Veins”. Ferma restando la solita prestazione maiuscola di Myles Kennedy dietro al microfono e il tocco magico di Mark Tremonti in fase solista, il meglio della tracklist lo si trova nei brani più easy listening (vicini per intenderci, almeno nelle intenzioni, a “One Day Remains”), ovvero nelle varie “Cradle To The Grave”, “You Will Be Remembered” o “This Side Of Fate” (quest’ultima con le influenze a là Muse già intraviste tra i solchi di “Fortress”). Di contro, a convincere di meno sono proprio i pezzi più spinti (“Losing Patience”, “Island of Fools”, “Crows On A Wire”), come se il guitar-hero italo americano, dopo aver dato sfogo alle proprie pulsioni metalliche con il suo progetto solista, fosse rimasto un po’ a corto di idee da questo punto di vista per la sua band principale, difetto acuito dalla solita durata ‘monstre’ (66 primi nell’edizione regolare). Menzione a parte per la title-track posta in chiusura, probabilmente non all’altezza di quelle che l’hanno preceduta (“Blackbird” e “Fortress”) in termino d’impatto ed epicità , ma comunque godevole nei suoi quasi 7 minuti, e perfettamente allineata al contesto ‘eroico’ dell’album. Nel complesso quindi, con la severità necessaria nel valutare i primi della classe, dobbiamo riconoscere come “The Last Hero” segni un primo passo indietro per gli Alter Bridge, dopo quattro dischi diversi tanto diversi tra loro quanto validi. Ciò detto, stiamo comunque sempre parlando di una delle migliori band rock-metal uscite nel nuovo millennio e, al netto di qualche passaggio a vuoto, anche questo quinto album saprà regalare ai fan più fedeli quelle emozioni tipiche della premiata ditta M&M (Mark & Myles). Gli ultimi eroi sono ancora vivi ma, in attesa di vederli in piena forma dal vivo, ci sentiamo di consigliarli un po’ di riposo tra una fatica e l’altra, che il mondo ha bisogno di loro ancora a lungo.