7.0
- Band: ALTER BRIDGE
- Durata: 01:00:18
- Disponibile dal: 18/10/2019
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Sono passati ormai quindici anni da quando, dalle ceneri dei Creed, nacquero gli Alter Bridge con l’indimenticabile “One Day Remains”, seguito negli anni successivi da un’altra dozzina di album della premiata coppia Tremonti & Kennedy (contando, oltre alla band principale, i progetti paralleli di entrambi, per tacere dei numerosissimi live e raccolte). Tanta fertilità discografica, anche nel caso di artisti talentuosi come Mark & Myles, rischia di compromettere la qualità, e in effetti il penultimo “The Last Hero” mostrava un po’ la corda, lasciando presagire, vista anche la tracklist particolarmente ricca, un altro lavoro all’insegna del ‘potrei ma non voglio’. In realtà, dopo numerosi ascolti, possiamo definire “Walk The Sky” come un disco di transizione, vedendolo come un ponte verso il futuro (visione ottimista) o uno sguardo allo specchietto retrovisore (versione pessimista). Nello specifico, dopo la breve intro “One Life”, la scaletta si divide di fatto in due filoni: da un lato i ‘classici’ pezzi in stile Alter Bridge, nella versione più heavy (“Wouldn’t You Rather”), anthemica (“Take The Crown”), romantica (“The Bitter End”) o epica (“Walking On The Sky”). Dall’altra, brani più ‘sperimentali’, che partono dal rock ’n roll (“In The Deep”) e dall’hard-rock (“Godspeed”) per arrivare a richiamare in qualche passaggio perfino atmosfere industrial (“Indoctrination”), horror-soundtrack (“Pay No Mind”) o space rock (“Dying Light”), con un minimo comune denominatore dato dal più marcato utilizzo di tastiere ed arrangiamenti. Peccato per qualche filler di troppo (“Native Son”, “The Bitter End”), mentre è un piacere ritrovare Mark dietro al microfono (“Forever Falling”) così come rivivere l’energia melodica con cui all’epoca abbiamo conosciuto Myles nella più solare “Tear Us Apart”. Tirando le somme di un disco eterogeneo come pochi, dove lo yin e lo yang di cantante e chitarrista si accoppiano in diverse posizioni, possiamo definire “Walk The Sky” come un lavoro superiore al suo predecessore e decisamente coraggioso nelle intenzioni, anche se forse un po’ troppo pretenzioso nella durata e comunque inferiore ai capolavori del passato, da “Blackbird” a “Fortress”. Vista la mole dei progetti paralleli, e in attesa di vedere dove li porterà questa evoluzione, poteva andare decisamente peggio.