7.5
- Band: ALTERNATIVE 4
- Durata: 00:49:14
- Disponibile dal: 12/09/2014
- Etichetta:
- Prophecy Productions
- Distributore: Audioglobe
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Torna ad allietarci le orecchie e ad appesantirci il cuore, con un altro episodio della sua ultima creatura, gli Alternative 4, l’ex-Anathema Duncan Patterson, sempre più messaggero d’elegante malinconia e songwriting depressissimo, chiaramente lontano dalle coordinate musicali che albergano per la maggior parte sulle pagine di Metalitalia.com. Uscendo per la Prophecy Productions, però, ed avendo la band un seguito prevalentemente di estrazione metallica, ci viene all’uopo trattare anche “The Obscurants” alla stregua di altri lavori più di là (del metal) che di qua. Se il precedente “The Brink” ci aveva soddisfatto discretamente, lasciandoci solo perplessità in merito alla pesantezza della sua fruizione, dobbiamo convenire che il nuovo parto Alternative 4 ci risulta molto più accessibile e carente di parti al limite della noia. Composizioni più snelle e minimali, una tracklist più breve e centrata, canzoni che hanno una loro identità ben precisa e si riconoscono in fretta e facilmente: tali sono le impressioni rilevate dopo la manciata di ascolti necessari a redigere questa recensione. Duncan è al solito, con il suo basso, le tastiere ed il cupissimo estro compositivo, il fulcro centrale della band, che ha trovato in Simon Flatley un nuovo cantante-chitarrista decisamente valido ed espressivo; oddio, non che debba interpretare chissà quali vette tecniche di estensione vocale, comunque ci pare in grado di far rendere bene le linee di voce non immediatissime in auge al trio britannico. L’elettronica e l’effettistica fanno sempre parte del bagaglio artistico degli Alternative 4, ma solamente nella conclusiva “Closure” tendono a dominare la scena, fornendo un ‘danzereccio’ tappeto ritmico; altrimenti, “The Obscurants” appare prevalentemente guidato per mano dai tetri passaggi pianistici di Duncan, come immerso in un tedioso ed infinito crepuscolo, dove un mood drammatico ed un’atmosfera da ‘fine inevitabile’ pervadono quasi tutti i brani del lavoro, a partire dal crescendo anthemico (e anche un po’ Anathemico) della suite “Paracosm” fino ad arrivare all’ipnosi ambient-oriented di “Mr. Black”. Il singolo “Lifeline”, davvero ottimo, la più sempliciotta (usate il termine con le pinze) “Dina” e l’imprevedibile contorcersi di “Returning The Screw” vi sapranno dare ulteriori emozioni, se sarete in grado di penetrare la coltre di nebbia che avvolge il nucleo di “The Obscurants” e dell’arte di Patterson, luoghi grigi e quasi autistici dove un unico raggio di sole può avere la forza di donare speranza. Da ascoltare in pace, nella solitudine del vostro animo, in silenzio.