7.5
- Band: AMALEKIM
- Durata: 00:45:37
- Disponibile dal: 03/11/2023
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Secondo lavoro per gli italo-polacchi Amalekim, questa volta rilasciato da Avantgarde. “HVHI” ci era proprio scappato, ammettiamolo, sepolto fra le dozzine di dischi black metal in uscita, quindi, l’effetto sorpresa che “Avodah Zarah” porta con sé è tutt’altro che negativo, anzi.
Il concept che ruota attorno agli Amalekim si occupa chiaramente di occultismo, alchimia e suggestioni in arrivo da tradizioni antiche collegate con le scritture bibliche; dai titoli e dalla copertina ci aspettavamo un lavoro oscuro e magari un po’ complesso da assimilare, mentre dopo alcuni ascolti emerge invece una certa semplicità di fondo che a conti fatti ci ha pienamente soddisfatto.
“Avodah Zarah”, nei suoi nove capitoli, segue una tradizione black metal ben definita che si muove da Dissection (“Psalm III – Olam Teshuvah”), Setherial e Lord Belial arrivando al modello di black metal proposto dagli Uada (“Psalm I – Avodah Zarah”), con innesti ovviamente di Groza e Mgla (“Psalm IV – Tzel Hakarah”). Se le band citate appena descritte rappresentano qualcosa per voi, non abbiamo dubbi che questo ritorno degli Amalekim vi soddisferà parecchio: certo, Azghâl e soci magari sacrificano un po’ la propria personalità mantenendo il songwriting compatto e facilmente riconoscibile nei modelli, ma i brani proposti sono tutti riusciti ed estremamente godibili.
Le strutture delle canzoni sono grossomodo simili fra di loro, con predilezioni per episodi tirati e tempi sostenuti, aperti spesso da arpeggi oscuri ed evocativi che poi esplodono fragorosamente. Però è anche questa la forza dei nostri, quella di riuscire a far seguire all’ascoltatore le melodie intessute dalle chitarre, fargli attendere i ritornelli e i cambi di tempo con trepidazione.
Intendiamoci: “Avodah Zarah” è un disco abbastanza telefonato per chi mastica black metal da qualche anno, ma è allo stesso tempo riuscitissimo, prodotto in maniera splendida (c’è lo zampino di Gabriele ‘Cosmic Putrefaction’ Gramaglia), coerente nel suo sviluppo e artisticamente curato.
Concludiamo comunque dicendo che secondo noi c’è anche un’altra dimensione degli Amalekim che andrebbe approfondita: dopo gli otto ‘salmi’ che strutturano il disco, è posto in chiusura “The Disease”, pezzo più strutturato, un po’ più lungo e maggiormente epico dei precedenti. Non abbiamo notizie sull’origine precisa di questa creazione – presentata come bonus track – e non ci pare una cover di chissà quale oscura black metal band, ma crediamo che se questo tipo di soluzione venisse inserita maggiormente nel processo creativo della band, il risultato globale non potrà che migliorare ancora, a nostro parere, visto che si tratta di sei minuti in cui epicità, melodia, oscurità e violenza funzionano al meglio. Dopo ripetuti ascolti abbiamo grosse aspettative per gli Amalekim e cosa potrebbero portarci in futuro, davvero.