8.0
- Band: AMANDA PALMER
- Durata: 00:54:38
- Disponibile dal: 16/09/2008
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Le cose che nascono senza troppe pianificazioni spesso si rivelano essere le migliori. Se poi il soggetto agente in questione è un artista a tutto tondo ecco che i giochi si fanno seri ed importanti. Amanda Palmer, ovvero la mente ed il braccio dei Dresden Dolls, ha raccolto alcuni pezzi nella creativa solitudine dorata della sua dimora al Cloud Club, inizialmente con l’unico fine di un disinteressato divertimento. E’ stato poi l’incontro della cantante statunitense con il produttore Ben Folds a sfociare nell’idea di dare a questi pezzi una collocazione vera e propria, una dignità ed una forma. Nasce l’idea del lavoro, intitolato “Who Killed Amanda Palmer”, tanto per far capire da subito quanto spiccata sia la sensibilità ironica dell’artista, che si diverte a re-interpretare a suo modo la ben più celebre frase “Who Killed Laura Palmer”, la protagonista del thriller Twin Peaks. Un lavoro che mette a nudo le varie anime di Amanda, che ad oggi si dimostra una delle performer più carismatiche della scena, che lei stessa ama definire “punk-cabaret brechtiano”. Analogamente a quanto avviene nel duo Dresden Dolls, la musica in questione è quasi interamente incentrata sul piano e sulla voce mascolina di Amanda, con qualche puntata sulla brass-music (“Leeds United”), e su ritmiche sempre fresche e varie (“Oasis” a tal proposito è il pezzo più divertente dell’album). Niente di più lontano dal metal, sia chiaro, tuttavia la carica ostentata da autentici capolavori come l’opener “Astronaut: A Short History Of Nearly Nothing” o come la teatrale “Guitar Hero” ci lascia a bocca aperta, ed è difficile non innamorarsi di quest’artista tanto sicura delle proprie capacità da affrontare la composizione dei propri pezzi in modo così originale e coraggioso. I fan dei Dresden Dolls sanno cosa aspettarsi, e sicuramente si precipiteranno nei negozi in cerca del presente ottimo album, e pur trovandolo più “lento” degli album della band madre, sicuramente lo ameranno senza condizioni. Se invece non conoscete l’operato di Amanda e volete farvi un’idea di cosa sia dell’ottima musica senza chitarre elettriche (Bestemmia? Naaa!), ora sapete cosa fare.