7.5
- Band: AMARANTHE
- Durata: 00:50:19
- Disponibile dal: 29/10/2011
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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Il fatto che questo disco omonimo sia per gli Amaranthe il debutto assoluto sulla lunga distanza non deve ingannare, perché la formazione scandinava presenta al suo interno musicisti di una certa esperienza in ambito metal quali i fondatori Jake E alla voce (Dreamland, Dream Evil) e Olof Mörck, alle tastiere e chitarra(Dragonland, Nightrage), per non parlare della cantante Elize Ryd (turnista coi Kamelot). Il passato degli artisti in questione costituisce un fondamentale punto di partenza che permette agli Amaranthe di forgiare un debutto astuto, incentrato su un sound eterogeneo che, coinvolgendo influenze che vanno dal death melodico sino al pop, passando per un metal dalle tinte moderne e senza dimenticare le scorribande gothic rock, riesce nell’impresa di risultare sufficientemente compatto e personale. L’approccio musicale del sestetto a metà tra Svezia e Danimarca non dista molto da quello degli ultimi Within Temptation per certi versi, ma, a differenza dei più celebri colleghi olandesi, gli Amaranthe estremizzano la propria proposta, includendo sia un lavoro ritmico più metallico, sia un approccio melodico marcatamente pop, se non addirittura dance nell’utilizzo delle tastiere (sentitevi l’inizio della tamarrissima “Call Out My Name”) o nell’approccio vocale di gran parte degli irresistibili e zuccherosissimi ritornelli. Alla luce di quanto detto, i puristi potrebbero storcere il naso, ma la verità è che in “Amaranthe” non esistono pezzi sottotono, solo canzoni dalla struttura semplice, immediata, votata al refrain portante assimilabile già dal primo ascolto (eccellenti in questo senso l’opener “Leave Everything Behind” e “1.000.000 Lightyears”). I dubbi, pertanto, si concentrano sulla longevità di pezzi estremamente gradevoli che potrebbero tuttavia esaurire presto la propria forza col passare degli ascolti. L’idea di avere tre cantanti per tre timbriche vocali differenti (i già citati Jake E e Elize Ryd protagonisti dei puliti e Andreas Solveström dedito al growl), garantisce una certa freschezza, così come diverte l’approccio melodico dance ’80 sulla maggior parte delle linee vocali cantate in femminile. Considerando che la ripetitività ritmica e di certe soluzioni electro delle tastiere sono a garanzia della compattezza di cui sopra, diventa difficile trovare grossi difetti agli Amaranthe; d’altro canto la loro colorita performance di supporto ai Kamelot di qualche mese fa ci aveva già rapito.