6.5
- Band: AMARANTHE
- Durata: 00:41:07
- Disponibile dal: 19/10/2018
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
Dopo il lieve tumulto causato dalla defezione del singer e fondatore Jake E in casa degli Svedesi nel recente passato, il quale ha deciso di mollare il progetto Amaranthe per concentrarsi sui Cynrha, nuova creatura in affido condiviso con Jesper Stromblad, lasciando la band di Goteborg zoppa, troviamo oggi l’ingombrante posizione di co-frontman riempita in pianta stabile da Nils Molin dei Dynazty, singer dalle doti vocali notevolissime, ma d’impostazione molto più power rispetto al buon Jake E. Presentandosi con una copertina che manco i Power Rangers negli anni ’90, constatiamo come l’effetto novità portato dal sestetto sulla scena si sia dissipato dopo “The Nexus”, e quanto la proposta dei Nostri resti ormai cementata: il solito ottimo mostro di Frankenstein tra gli hook melodici à la Eurovision e metalcore dalla facile fruizione, il tutto trainato dalla sempre piacente e incontenibile Elize Ryd. Cambiano i cantanti quindi, ma non la sostanza, se di sostanza si può mai parlare, considerato che è sempre la coppia Mörck/Ryd in cabina di regia ad occuparsi della stesura dei pezzi, ed in linea di principio, del mantenimento costante del feeling del brand Amaranthe (fatta eccezione per “GG6” e “My Haven” che vedono il contributo dello screamer Wilhemsson). Quindi abbiamo i soliti pezzi strapazza-classifiche, le caratteristiche melodie zuccherose a presa ultrarapida ma, come di consueto, tanto velocemente canticchiamo i pezzi, quanto velocemente li dimentichiamo, avendo le tracce un’anima piuttosto labile, senza memorabilità alcuna sulla medio/lunga distanza. Ad onor del vero, rispetto all’ultimo “Maximalism” si nota una sensibile spinta in termini di accelerazioni e ispirazione a livello di riff, oltre a qualche guizzo di sperimentalismo sparso qua e là per la tracklist, quali ad esempio l’interessante growl rap sulla strofa in “Dream”, il metal pestone (ritornello, ovviamente, escluso) di “Iconic”, o ancora il trancecore di “GG6”, che sembra quasi un pezzo dei The Browning. Un lavoro come sempre ottimamente confezionato ad opera della band svedese, formalmente impeccabile, con pezzi sempre carini e orecchiabili, ma assolutamente usa e getta in termini di longevità. I fan della band non potranno che rimanere estasiati da un altro prodotto della compagine di Elize Ryd e Co., a dispetto della mancanza di Jake E, mentre per tutti gli altri, beh, non sarà di certo questo il disco che vi farà cambiare idea.