7.5
- Band: AMARANTHE
- Durata: 00:40:13
- Disponibile dal: 02/10/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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A seguito della ricca conferenza stampa virtuale alla quale abbiamo partecipato quest’estate (il cui articolo potete trovare qui, qualora vogliate rinfrescarvi la memoria), ci siamo fatti un’idea abbastanza chiara di cosa aspettarci dall’ultimo capitolo della discografia degli scandinavi, questo “Manifest”, pronto già da questa primavera, ma posticipato fino ad ora causa pandemia. Le nostre impressioni a caldo sono state abbondantemente confermate da numerosi ascolti approfonditi, che ci portano al cospetto degli Amaranthe più in forma del recente passato.
Il disco, primo per i ragazzi sotto il colosso Nuclear Blast, e secondo con Nils Molin dei Dynazty dietro il microfono, ci mostra una band che, benchè deprivata dell’effetto sorpresa degli esordi, continua a districarsi molto bene nella selva di influenze, molto spesso antitetiche, da loro creata, riprendendo in mano le redini dell’ispirazione che ha latitato da almeno una manciata di album a questa parte. I pezzi vanno a coprire tutti i registri della band scandinava, dal pop metalcore di “Fearless” passando per le atmosfere un po’ cyber ed un po’ nu di “Scream My Name”, senza ovviamente dimenticare le ballate emozionali a tutto pianoforte e archi (“Crystalline”) dove la buona Elize può dare fondo a tutti i suoi virtuosismi vocali. Trova anche spazio un esperimento abbastanza ben riuscito con “Boom!”, dove vediamo i Nostri cimentarsi in un esplosivo rap metal in scream, tamarro che di più non si può, ma stranamente funzionante, per potenza e resa sonora, con lo screamer Henrik Wilhelmsson che ruba prepotentemente la scena.
E’ innegabile quanto gli Amaranthe siano una macchina da vendite, capaci di riempire stadi e arene senza battere ciglio (ovviamente quando i concerti erano ancora possibili), ma è altrettanto innegabile quanto i Nostri sappiano il fatto loro, avendo ormai raggiunto lo status di band di riferimento all’interno della scena, con una nutrita schiera di cloni che continuano a farsi avanti con fortune alterne. Olof Mörck, Elize Ryd e soci meritano un plauso per averci provato di nuovo, stavolta con il piglio giusto, confezionando un disco piacevolissimo e ficcante. Da come si mettono le cose, sembra che per gli Amaranthe l’unico limite per il futuro sarà il cielo.