7.5
- Band: AMARANTHE
- Durata: 00:41:11
- Disponibile dal: 20/10/2014
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
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‘Colpire l’attenzione con la voglia di scioccare garantisce sempre risultati nel breve tempo, ma non ci dà indicazioni sull’effettiva longevità che il gruppo avrà. Il secondo album è ancora poco per giudicare, ma la nostra impressione è che entro la terza uscita gli Amaranthe dovranno per forza rinnovare la proposta per mantenere alta l’attenzione.’ Con questo giudizio concludemmo solo un anno fa la recensione di “The Nexus”, secondo album degli Amaranthe. L’ultima cifra della data in basso a destra del nostro pc è avanzata di uno, ed eccoci qui pronti a vedere se avevamo avuto o meno ragione con quel giudizio. Questo lo lasceremo decidere a voi, ma parrebbe che anche la band l’abbia pensata come noi, dato che una mossa tangibile nella direzione di un certo cambiamento gli Amaranthe l’hanno effettivamente fatta. Dall’ibrido tra metalcore, power metal e metal estremo che ascoltavamo sui primi due album siamo passati ad una formula più coerente e uniforme, nella quale trovano un maggiore spazio sia la componente elettronica e ‘dance’ che quelle irresistibili melodie pop affidate alla voce della bella Elize Ryd. Il sound di “Massive Addictive” è quindi leggermente diverso, è diventato più maturo, e mostra una stratificazione maggiore senza però rinunciare ad alcuna delle caratteristiche chiave del passato. L’approccio più controllato e meno forsennato ci conferma anche che per gli Amaranthe adesso è possibile, avendo definito bene la propria personalità, giocare con essa allo scopo di ottenere un ventaglio di sfumature maggiore. Curioso è il fatto di come proprio le prime cinque canzoni risultino quelle più distanti dal ‘Nexus sound’… L’iniziale “Dynamite” ha infatti un attacco che a livello sonoro potrebbe ricordare lo stile classico della band, ma ci presenta un ritornello più essenziale e strofe più scarne, in cui a giocare il ruolo fondamentale è la danzereccia base elettronica sottostante. “Drop Dead Cynical” stupisce con una melodia più pop del solito, ma poi ci piglia a schiaffi in faccia con il growl del nuovo arrivato Henrik Wilhelmsson e con la già nota “Trinitu” va a formare un terzetto di brani decisamente orientati a melodie e tonalità più aperte e contaminate dei già camaleontici album precedenti. La title-track si fissa in testa grazie ad un perfetto ritornello ed è doppiata nella sua orecchiabilità dalla successiva “Digital World”, ancora più ‘dance oriented’ delle altre quattro. “True” accarezza grazie ad un liquido pianoforte delle sonorità diverse, che possono quasi abbracciare quelle di Zander negli Evergrey… l’elettronica diventa qui più timida e colora solo il sottofondo del brano, lasciando il compito di condurla ad una buona Ryd e a un Jake E davvero da applausi. “Unreal” spezza il momento di sospensione creato dalla canzone precedente con una brusca sterzata su binari che pensavamo abbandonati… Questa canzone potrebbe benissimo chiamarsi “Nexus pt II” da quanto somiglia al singolo trainante del precedente album! Ancora il pianoforte ci trascina su lidi inediti con la successiva “Over And Done”, dove ancora possiamo applaudire la bella vocalità del cantante Jake E., veramente a fuoco su questo album. “Danger Zone” si pone come la traccia più estrema del lotto, mentre i tre brani finali concludono degnamente un album all’insegna sia dei fuochi d’artificio che di altre forme, meno esplosive, di divertimento. A questo punto, non possiamo più criticarli più di tanto: gli Amaranthe sono una band ormai messa a punto e ce lo dimostrano ad ogni nuovo album.