7.0
- Band: AMARANTHE
- Durata: 00:38:33
- Disponibile dal: 23/02/2024
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Degli Amaranthe si possono dire tante cose, ma anche i detrattori più feroci non possono riconoscere loro un ruolo di ‘spirito guida’ nella commistione dance-pop-power-melodeath-core ben prima che l’Eurovision diventasse una succursale di Wacken (o viceversa?), per tacere dell’inedita formula a tre cantanti che ha permesso loro di sostituire negli anni le due voci maschili senza nessun contraccolpo o quasi (certamente meno facile sarebbe un eventuale rimpiazzo di Elize Ryd, sia per la presenza scenica che per il ruolo di songrwiter).
Indubbiamente, dopo tredici anni e sette album, non è facile restare sulla cresta dell’onda in termini d’innovazione ed ispirazione, ma dopo la sbandata di metà carriera il sestetto svedese sembra aver (ri)trovato una propria direzione all’insegna del ‘niente di nuovo ma tutto in ordine’, come confermato da quest’ultimo “The Catalyst”.
Se la title-track in apertura serve a presentare il nuovo entrato Mikael Sehlin alle voci più sporche, a seguire troviamo rimandi ai Nightwish (“Damnation Flame”) e ai Within Temptation (“Breaking The Waves”) sotto steroidi, cafonate in plastica riciclata degli anni d’oro dell’Eurodance (“Re-Vision”, “Ecstasy”), parti simil-rap (“Interference”) e accenni di breakdown in formato da Eurovision (“Resistance”); insomma, “The Catalyst” mette in mostra tutto il campionario tipico di un disco degli Amaranthe, pronto a trovare la sua sublimazione in sede live grazie al coinvolgimento del pubblico.
A volte l’autoreferenzialità scade nell’effetto pilota automatico (il modern-symphonic di “Find Life”, la ballad disneyana “Stay A Little While”) e i rimandi agli ABBA un po’ troppo evidenti (“Outer Dimensions”, parente stretta di “SOS”), ma nel complesso i canonici quaranta minuti scorrono via leggeri come la replica di un film che fa ridere pur conoscendone già le battute, e da questo punto di vista la chiusura finale con la cover di “Fading Like A Flower” dei Roxette è perfetta per valorizzare al meglio le ugole dei tre tenori sul consueto tappeto di synth del chitarrista/tastierista Olof Mörck.
I fan più fedeli avranno modo di approfondire anche il concept lirico legato ai temi più caldi del momento, dal riscaldamento climatico all’intelligenza artificiale, ma anche chi cerca solo del sano ‘pop-corn metal’ non resterà deluso dall’ultimo lavoro degli Amaranthe, campioni indiscussi del genere nonostante la sempre più nutrita concorrenza.