AMERICAN HERITAGE – Sedentary

Pubblicato il 22/03/2011 da
voto
7.5
  • Band: AMERICAN HERITAGE
  • Durata: 00:41:35
  • Disponibile dal: 01/03/2011
  • Etichetta:
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Quando si parla di sludge-core suonato da una band proveniente dal sud degli Stati Uniti (Georgia, in questo caso) tutti drizzano subito le antenne. E in questo caso si fa più che bene a drizzarle, perché i red-neck in questione mancavano da ben cinque anni e sono una di quelle band che non solo suona sludge-metal come Cristo comanda, ma lo ridefinisce, lo sposta, lo evolve e ne pone coordinate del tutto nuove. Gli American Heritage ci avevano lasciati con quel “Millenarian” che nel 2006 li fece emergere dagli oceani dello sludge metal americano come un atollo di lava rovente, sputando fuori i lapilli infuocati di uno dei lavori più esaltanti e spacca-faccia dell’anno, per poi riaffondare misteriosamente negli abissi del silenzio più totale. Fino ad oggi. “Sedentary” rimette il trio sulle barricate, colmando il vuoto alla perfezione e riconsegnandoci a distanza di anni una band in forma esaltante ed armata di devastazione fino ai denti. Ai tempi di “Millenarian” la band ricordava paurosamente i Mastodon (e con “Sedentary” la parentela sonica è in parte riconfermata), poiché ne proponeva lo stesso metal marcissimo inzuppato di hardcore e southern rock. Ma là dove i Mastodon sviluppano il loro sound sfruttando le iperbolie del prog per mettere le ali alla loro musica, gli American Heritage dal canto loro ripiegano sulle contorsioni del math-core per trasformare il loro vortice di sludge ed hardcore in una vera e propria centrifuga sonora spietata. Le undici canzoni che compongono “Sedentary” non hanno nulla di bello, nulla di “regale” (come nel caso dei Mastodon, appunto), e nulla di maestoso, ma sono al contrario inferocite, truculente e assetate di sangue. L’aspetto “math” menzionato poc’anzi non deve trarre in inganno, poiché non stiamo parlando né del funambolico “jazzismo” tech-metal dei Dillinger Escape Plan, né del noise-core contorto dei Botch, ma di un informe e innominabile marasma di crusteggianti riff thrash, che si autoreplicano ed autodistruggono a vicenda con precisione chirurgica, sempre sul filo del rasoio. I tempi sono sempre serratissimi, forsennati. Spietata, la band è abilissima nel concetrare tutta la sua potenza di fuoco su un unico punto, riducendo a un’illusione la possibilità di sfuggire al loro assalto sonoro, e scavando i timpani senza pietà. A cadenze regolari poi mollano la presa, i riff cambiano, si dilatano, diventando disgustosi arpeggi southern che danno per un attimo l’impressione di aver allentato il cappio al collo dell’ascoltatore per permettergli di respirare. Ma sono solo attimi, appunto. Pochi secondi dopo, gli American Heritage riassorbono tensione, ricaricano le armi, riaddrizzano la mira e colpiscono di nuovo, vomitando dalle casse un magma di riff dissonanti e contorti dalla potenza annichilente. Ascoltare un album del genere è un vero piacere. La tensione non cala mai, la band non fa alcun compromesso e pone regole ben precise a chi ascolta, senza sconti, senza pietà. “Sedentary” è un lavoro che ci mostra una band in splendida forma, con le idee chiarissime e che mostra controllo e padronanza assoluta dei propri mezzi, consapevolezza del proprio personale sound, ed il desiderio chiarissimo di sviluppare la propria identità sonica osando senza paura. Ad incorniciare il tutto ci pensa poi la presenza di una sfilza di ospiti d’eccezione al basso: Bill Kelliher dei Mastodon, Rafa Martinez dei Black Cobra, Leon Del Muerte degli Intronaut ed Exhumed, e Sanford Parker (Minsk, Nachtmystium, Buried At Sea, ecc.) che siede anche in cabina di regia come produttore. Lavoro esaltante. La bruttezza, il marciume e la violenza non sono mai stati così belli.

TRACKLIST

  1. Sickening Rebellion
  2. City Of God
  3. Chaotic Obliteration
  4. Kiddie Pool Of Baby Blood
  5. Fetal Attraction
  6. Tomb Cruise
  7. Vessels/Vassals
  8. Slave By Force
  9. Morbid Angle
  10. Abduction Cruiser
  11. WWDHD
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