7.0
- Band: AMON AMARTH
- Durata: 00:48:40
- Disponibile dal: 28/03/2011
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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L’attesa per il nuovo album degli Amon Amarth, inutile dirlo, era enorme. Sotto lo stendardo di questi cinque vichinghi svedesi si sono raccolte immense schiere di fan provenienti da un po’ tutto il mondo extreme metal, dalla scena death metal a quella viking e persino qualcuno da quella black metal! Dopo due album superlativi come “With Oden On Our Side” e “Twilight Of The Thunder God” gli Amon Amarth erano attesi alla prova che li avrebbe resi immortali davanti agli occhi degli dèi del Valhöll. I presupposti per un album indimenticabile c’erano tutti: tematiche mitologiche scandinave e ottimo stato di forma della band, ma il nuovo “Surtur Rising”, da solo, non riesce a rendere gli Amon Amarth immortali. Una delle poche lacune del predecessore “Twilight Of The Thunder God” era rappresentata da una produzione poco incisiva, un suono troppo ovattato che toglieva troppa potenza alla batteria. Gli Amon Amarth sono intelligenti da fare ammenda dagli propri sbagli ed infatti il nuovo “Surtur Rising” ha una produzione quasi perfetta, chiara, potente e d’estremo impatto. Si inizia subito nel migliore dei modi con la devastante opener “War Of The Gods”, il prossimo tormentone in sede live della band e una delle migliori canzoni scritte ultimamente dai cinque vichinghi. Si continua con un altro brano pesante, con la matrice death metal che si fa decisamente sentire. Il refrain di questo secondo brano è di ottimo livello e anche “Destroyer Of The Universe” offre il classico trademark del gruppo su standard decisamente buoni. Il nuovo album suona più death metal degli altri, gli Amon Amarth non si discostano molto dallo stile degli ultimi album, ma su questo “Surtur Rising” convivono separatamente due elementi: un death metal più pesante e preminente nel songwriting della band e allo stesso tempo un elemento melodico che va ad ‘addolcire’ e di molto la musica. In vero la band svedese ha sempre avuto queste due caratteristiche nel proprio sound, ma sul nuovo album queste sembrano emergere in modo più trasparente perché invece di essere continuamente coese, vengono più spesso separate. Già con “Slaves Of Fear” la componente melodica, infatti, prende il sopravvento e si erge a protagonista. Anche il brano successivo continua sulla stessa scia, ma il risultato qui non è esaltante. Lenta e pesante all’inizio, “The Last Stand Of Frej” è un brano un po’ scontato e già sentito, c’è dell’atmosfera ma è un classico pezzo death metal senza alcuna particolarità. “For Victory Or Death” si candida come un altro cavallo di battaglia in sede live per le prossime performance degli Amon Amarth anche se il riff iniziale ultra melodico sembra plagiato da un assolo dei Nightwish del primo album! Meglio quando lo stesso riff viene suonato in modo veloce durante il ritornello. Dopo questa canzone la qualità dell’album cala vistosamente, c’è qualcosa di buono in “Wrath Of The Norsemen”, ma il death metal degli Amon Amarth qui, scevro di un forte elemento epico, appare piuttosto appiattito. Verso la fine dell’album la band di Hegg e compagni utilizza anche degli archi ed un arpeggio, ma la presa è scarsa e la melodia è un po’ troppo sdolcinata. Luci ed ombre fanno di “Surtur Rising”, in definitiva, un buon album poiché la band ha raggiunto un livello standard molto alto, ma nonostante il trademark della band segua quello degli ultimi anni, il nuovo CD non ha la brillantezza delle release precedenti. In una carriera così lunga ci sta anche qualche album non memorabile, che comunque mantiene gli Amon Amarth ai massimi livelli della scena internazionale. Piuttosto ci sarà da preoccuparsi se il prossimo album non ci mostrerà un miglioramento o l’introduzione di qualche elemento particolare, per non dire ‘originale’. Inutile dire che l’album uscirà in diverse edizioni, da quella con una emorme statuetta di Surtr, a quella con il DVD e bonus track. Up the horns!