7.5
- Band: AMORPHIS
- Durata: 00:32:39
- Disponibile dal: 17/02/2006
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Gli Amorphis sono evidentemente un po’ a corto di idee… ma non hanno però dimenticato come si scrivono delle belle canzoni! Diciamo questo perchè il loro nuovo album, a livello prettamente stilistico, altro non è che un sunto di quanto fatto nella loro carriera: da “Tales From The Thousand Lakes” a “Far From The Sun”. Un sunto però davvero riuscito, costruito su brani coinvolgenti, strutturati e suonati con grande maestria. E cantati anche molto bene! Già, perchè il nuovo acquisto Tomi Joutsen (Sinisthra) non ha proprio nulla da invidiare a Pasi Koskinen, in quanto dotato di una voce limpida ed espressiva ma anche di un growl possente e cavernoso, ideale nei brani più metallici e folk-oriented contenuti in questo nuovo platter. “Eclipse”, come dicevamo, non fa altro che omaggiare il passato della band – sia quello più recente che quello remoto – ma, per nostra fortuna, non presenta incertezze o cadute di tono. Ogni brano della tracklist è diverso dagli altri, però tutti, a modo loro, convincono. “Two Moons”, ad esempio, si fregia di una ritmica sostenuta e di un ritornello avvolgente e decisamente arioso, che riporta alla mente certe cose di “Elegy”. “House Of Sleep” sembra invece uscita da “Am Universum”: tastiere in primo piano, struttura semplicissima e ritornello catchy… il classico singolo “finlandese”! Ma per la successiva “Leaves Scar” il discorso è ancora diverso: trattasi infatti di un midtempo pesante e maligno, con strofa in growl e melodia folk in bella evidenza… tra il sound di “Tales…” e quello di “Elegy”. Insomma, ce ne è proprio per tutti i gusti in questo “Eclipse”, soprattutto perchè nelle tracce successive i nostri non mancano di citare anche “Tuonela” e “Far From The Sun”! E il bello è che lo fanno sempre tramite melodie o riff azzeccatissimi. Non si corre infatti mai il pericolo di annoiarsi ascoltando il disco: gli Amorphis non hanno fatto alcun passo in avanti con il settimo full-length della loro carriera, ma di certo hanno lavorato sodo in sede di songwriting, finendo col regalarci una tracklist forse un po’ troppo eterogenea, ma brillante sotto molti punti di vista. Le canzoni funzionano (“Under A Soil And Black Stone” e “Empty Opening” sono altre due perle che meritano di essere menzionate), questo è ciò che conta, quindi complimenti alla band di Helsinki, che è riuscita ancora una volta a produrre un album che verrà ascoltato per lungo tempo da tutti i suoi fedeli fan.