6.5
- Band: AMTHRYA
- Durata: 00:58:46
- Disponibile dal: 15/11/2022
- Etichetta:
- Ad Noctem Records
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Continua all’insegna della buona qualità il percorso dei piemontesi Amthrya, con questo terzo album che li designa ufficialmente come una band di indubbio interesse nel panorama black metal italiano – e non solo, dato che le sonorità proposte si affacciano verso target e utenza potenzialmente internazionali. La musica di questo combo – che vanta nella line-up la brava vocalist Kasumi Onryo, già in forze negli Opera IX – è un avantgarde black metal, sperimentale e dissonante, ricercato e dalle tinte sia prog che depressive: un genere difficile, sia da eseguire che da recepire, e infatti “Passage” è un album complesso, che richiede molti ascolti prima di poter essere addirittura compreso. Come per molti lavori delle band che maggiormente ispirano le composizioni degli Amthrya (i capisaldi Arcturus e Solefald, ma qui si attinge molto anche a certa scena giapponese, quella dei Sigh e Dir En Grey), anche nell’ascolto di questo disco si rimane spaesati, con il rischio di scivolare in momenti di stasi o noia: “Passage” è paragonabile a certi romanzi iper-letterari e oltremodo stratificati (quelli tipo “Infinite Jest” di David Foster Wallace o “Abbacinante” di Mircea Cartarescu, per intenderci), che se ne non letti nel momento giusto e con il piglio giusto finiscono per risultare mattoni indigeribili che vengono abbandonati dopo poche pagine. Non ci sono brani che rimangono impressi, non ci sono momenti di vera distensione, all’ascoltatore è costantemente richiesta un’attenzione profonda, intraprendendo un percorso sonoro accidentato e buio, a tratti angoscioso. Questo, da un lato, può essere il maggior merito di un album come “Passage”, ma al contempo è ciò che lo rende un disco respingente per moltissimi ascoltatori: difficilmente si può godere pienamente nella sua interezza un discorso musicale di questo tipo, perché c’è carenza di appigli ma specialmente perché, fondamentalmente, nel corso del lotto non si manifestano sorprese o scossoni di sorta. Gli Amthrya realizzano, infatti, un buon disco di black metal sperimentale, personalizzandolo virando maggiormente verso un sound più doom o DSBM, ma nello stesso momento non riescono a costruire un impatto davvero dirompente (complice anche una produzione davvero troppo piatta e vuota, considerando il genere). “Passage” è un disco ottimo nell’esecuzione e nelle idee in nuce, ma è anche troppo freddo e troppo poco emotivo. E questo distacco finisce per seppellire le buone idee in un magma sonoro (senz’altro voluto) dal quale però si vorrebbe essere sommersi realmente, con foga e violenza vere.
Un lavoro che, comunque, rende gli Amthrya sempre più vicini a una compiutezza definitiva: un album che getta le basi e alza sensibilmente le aspettative verso i progetti futuri di questa band – una delle meno banali nel panorama attuale del proprio genere.